Museo all'aperto

Anche il #BorgoMuseo di Pistoia partecipa alla #GiornataDelContemporaneo 2020!

La Giornata del Contemporaneo è il grande evento annuale, promosso da AMACI (Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani) con il sostegno del MiBACT - Direzione Generale Creatività Contemporanea, che celebra l’arte contemporanea favorendo la partecipazione di più soggetti e realtà possibili per promuovere e far emergere con forza la rete del contemporaneo, nazionale e internazionale.

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SABATO 5 DICEMBRE 2020

La 16* edizione si svolge oggi, sabato 5 dicembre 2020, con una grande campagna di comunicazione: musei, fondazioni, istituzioni pubbliche e private, gallerie, studi e spazi d’artista sono invitati a partecipare ad una conversazione sull’arte contemporanea attraverso i social media (Facebook, Instagram, Twitter, etc.) pubblicando e condividendo contenuti digitali (preferibilmente inediti) con l’hashtag #giornatadelcontemporaneo.

#BorgoMuseo & #GiornataDelContemporaneo

Dunque: vi va di seguirci? Ecco il programma! Inizieremo con una visita speciale a Casa Paloscia, dove il critico d’arte Tommaso Paloscia (fondatore del Museo all’aperto di Castagno) amava trascorrere le sue vacanze insieme alla famiglia e ai tanti amici artisti che nel tempo hanno donato al borgo di Castagno le opere che dal 1975 lo rendono un museo a cielo aperto. Poi ci sposteremo alla mitica Pro Loco dove è stata allestita una mostra dedicata a Castagno (tenutasi lo scorso ottobre): una serie di dipinti che l’artista Pieralberto Luzzana, castagnolo da qualche anno, ha realizzato negli ultimi tempi traendo ispirazione dal paese in cui ha scelto di “tornare la sera”. E infine vi anticiperemo l’idea di una “scatola lenta” (#BorgoMuseoSlowBox) perché questo Natale possiate regalare Arte & Natura.

Per scoprire tutti gli aderenti alla manifestazione - come il nostro Borgo Museo - visitate il sito giornatadelcontemporaneo.org. Inoltre, dal 5 all'11 dicembre, sarà online un mosaico di 20 progetti digitali sviluppati da alcuni Musei AMACI sull'idea di pluralità e sul senso di comunità.

Buona #GiornataDelContemporaneo e restate con noi! CdP staff

Vero Novembre: fame di tonno, stelline e desideri che diventano realtà

Testo: Elena Mazzoni Wagner - Foto: Riccardo Boccardi, Rachele Salvioli, Elena Mazzoni Wagner, Archivio Luca Alinari, Archivio Tommaso Paloscia, Michela Pomposi e Sarah Manca

11. Novembre – Luca Alinari - 2020 - Vero Novembre.jpg

Il Borgo Museo ha vissuto il restauro di ben 4 opere d’arte negli ultimi due anni (2019-2020), ovvero da quando la Pro Loco Castagno ha iniziato un percorso (insieme a CCT-SeeCity e col contributo del Comune di Pistoia) per la rigenerazione del territorio a base culturale. Grazie ad una volontà condivisa ed interventi nati dal basso, sono tornate a splendere: i tre affreschi Settembre di Antonio Bueno (pulitura di Sarah Manca, abitante e restauratrice), Ottobre di Fabio De Poli (restauro dello stesso artista), Novembre di Luca Alinari (rifacimento di Sarah Manca) e la scultura Amor filiale di Pietro Cioni (restauro di Riccardo Bisconti, abitante e socio della Pro Loco).

Il desiderio comune di restaurare le opere d’arte del Museo all’aperto di Castagno, fondato nel 1975 da Tommaso Paloscia, si è fatto azione collaborativa e questa è stata premiata: la Pro Loco ha appena vinto il bando “Restauro del patrimonio artistico 2020” promosso dalla Fondazione Caript e dunque, nel corso del 2021, altre 14 opere ritroveranno tutta la loro bellezza grazie al contributo della Fondazione e al co-finanziamento del Comune.

Novembre (1975) di Luca Alinari prima e dopo il restauro di Sarah Manca (agosto 2020). Foto di Riccardo Boccardi

Intanto celebriamo la notizia con una storia che sembra una favola ma che è vera come è “vero novembre”: la storia di un dipinto firmato nel 1975 da un giovane pittore chiamato Luca Alinari (Firenze, 1943 – Firenze, 2019) e intitolato come il mese che doveva raffigurare - Novembre - per il ciclo di affreschi che ha costituito il primo nucleo del Museo all’aperto di Castagno. Un dipinto realizzato con una tecnica poco resistente agli agenti atmosferici, presto quasi scomparso e rimasto per anni praticamente invisibile… fino a quest’estate, agosto 2020, quando è tornato a vivere di colori e disegni dopo il lavoro appassionato e professionale di Sarah Manca (restauratrice che il destino ha voluto si trasferisse, qualche anno fa, nella cosiddetta “Casa delle Fate” a Castagno, proprio accanto a Novembre), lavoro svolto con estrema cura e con affetto aiutato sin dalla fase di ricerca da Simonetta Paloscia, dalla famiglia Alinari e dai vicini di casa che si sono adoperati per dare il proprio contributo, prestando uno strumento, donando materiale, condividendo memorie, documentando con foto… Di seguito l’intervista a Sarah Manca integrata da alcuni preziosi ricordi di Ivana Alinari che svelano molto sull’enigmatica scritta nel dipinto che è finalmente tornato a brillare!

Sarah Manca e Novembre 2020 - Foto di Rachele Salvioli.

Sarah Manca e Novembre 2020 - Foto di Rachele Salvioli.

Vero, c’è di nuovo Novembre al Borgo Museo! Intervista a Sarah Manca, restauratrice e abitante di Castagno.

- Novembre era da tempo, ormai da molti anni, praticamente invisibile. L’opera del Borgo Museo in assoluto più difficile da restaurare. Sarah, come sei riuscita in questa impresa che sembrava impossibile?! Ed è più corretto definirla restauro, rifacimento o cos’altro?

Omaggio, un omaggio all’artista Luca Alinari. Mi sono ispirata ai suoi lavori o meglio a una serie, alle sue “stelline”, ma anche ai racconti dei paesani, di Simonetta Paloscia, della famiglia Alinari, delle persone che vivendo a Castagno o passando da qui avevano visto il suo affresco e più o meno se lo ricordavano o immaginavano in un certo modo... Ascoltando le loro storie, osservando con la lente d’ingrandimento alcune vecchie foto in bianco e nero, studiando i dettagli di alcuni suoi dipinti di quel periodo, ho compreso come potesse essere stato Novembre. Ovvio, non è una riproduzione identica. Di sicuro però racconta l’artista e ciò che questo luogo può avergli ispirato. Io vivo qui da poco, da qualche anno, e in questo contesto mi sono immaginata come il paese, la gente, gli amici, gli altri artisti… gli avessero potuto ispirare sensazioni e pensieri che lui ha messo qui dentro, in una costellazione di segni, simboli, disegni, minuscoli oggetti e misteriose parole. Io sono restauratrice e il mio lavoro consiste nel rispettare il più possibile l’idea originale dell’artista e nell’inventare il meno possibile. Attraverso la ricerca ho comunque ricavato la mia ispirazione.

- E poi da dove hai cominciato?

L’affresco era pieno di buchi, c’erano tante piccole lacune di materia, e da queste sono partita: come prima cosa ho pensato che dov’erano i buchi dovessero esserci state le famose goccioline di colla che lui era solito realizzare in una serie di quadri, una tecnica però non adatta all’esterno. - NOTA: Luca Alinari utilizzava per le sue “stelline” colla uhu, più brillante, quando voleva inglobarci qualcosa, e colla vinavil, più opaca, quando invece voleva poi lavorarci sopra. Nell’affresco Novembre, essendo questo all’aperto e quindi costantemente soggetto agli agenti atmosferici, purtroppo le sue stelline hanno resistito pochi anni e poi sono cadute a terra staccandosi dalla base e portando via con sé colori e pezzettini di materia. - Ho preso dunque un foglio di carta lucida, l’ho applicato sopra e ho ricalcato i punti da cui questa colla era caduta. Tolto il lucido, ho cercato una malta simile a quella originale, con sabbia silicea, un legante idoneo, e l’ho colorata un po’ con gli ossidi. Con questa sono andata a tappare tutti i buchi e a ricreare una superficie il più possibile omogenea. Poi, siccome sul resto della superficie, in alcune zone, c’era rimasto uno strato di bianco, sono intervenuta con una pittura che si chiama quarzite (un prodotto a base acrilica che si usa per pitturare i muri in quanto molto stabile a livello di consistenza e durabilità nel tempo): l’ho colorata e ci ho fatto una stesura molto acquarellata in modo che s’intravedesse sempre un po’ la superficie vecchia (tecnica che applico sempre quando intervengo sugli affreschi). Dopo aver così ricreato la superficie, ho subito intensificato con i colori e le matite le parti del dipinto originali ancora leggibili, pochissime, che erano fortunatamente rimaste e che ho salvato: i tratteggi a zig-e-zag in alto (che ho conservato dove integri e continuato ricollegando i vari segmenti); la scritta in stampatello FAME DI TONNO, che ho solo rafforzato, sempre in grafite; un pezzo di B e un pezzo di R di NOVEMBRE. Mentre l’aggettivo VERO è frutto di una ricerca fatta insieme a Michela Pomposi su una serie di vecchie fotografie in bianco e nero: con la lente d’ingrandimento siamo riuscite a carpire dettagli e particolari importanti. Infine ho ripreso il mio spolvero iniziale, l’ho riappoggiato sopra e ho tracciato così le stelline nei punti in cui avevo segnato i buchi.

Luca Alinari e le sue stelline.jpg

Stelline e colori

Quando scelgo un rosso, mi parla, mi dice “sono il tuo sangue”, e il rosa dice “sono il tuo sangue che affiora sulle tue guance”, e il giallo ti dice “sono il tuo sangue che sta morendo”, ammalato. Perché tutte le cose sono ammalate. I colori fra di loro fanno una guerra, per questo la pittura sembra la vita. Anche la pittura è sempre una guerra. Una guerra contro quello che sta per accadere.

Luca Alinari

- E per i disegni e colori come hai fatto?

Lui probabilmente aveva usato pennarelli mentre io ho usato il pennello e la quarzite colorata con gli ossidi. Mi sono creata tanti colori diversi, molto accessi, che poi mescolavo via via a seconda di quello che volevo disegnare... Per la scelta dei colori mi sono basata sia su una foto (inviatami da Simonetta Paloscia) di un dipinto di Luca Alinari fatto sempre in quegli anni, con uno sfondo bianco e tanti disegni e stelline come questo, sia su un quadro (prestatomi da Simonetta Paloscia) intitolato Colline ma in cui ci sono più stelle che altro. Mentre qui, come nel dipinto della foto, ci sono pure altri disegni, simboli astratti, fantasiosi, animalettini, spirali… Questa è una tecnica che lui ha ripetuto spesso per un certo periodo, in diversi quadri, cambiando magari il colore dello sfondo ma bene o male i piccoli disegni erano quasi sempre gli stessi: le stelle piene o vuote, i tratteggi a zig-e-zag, gli spermatozoi che io qui, a volte, ho trasformato in girini - l’inizio della vita! - o altri simboli ancora più strani che ho ripreso pari pari da quella foto. E poi dava una sottile tridimensionalità al quadro, attaccandoci tante piccole cose, oggettini che a volte inglobava nelle gocce di colla… E qui si apre una storia interessante: dai ricordi-racconti di alcuni abitanti come Luciano Gelli, Angela Palandri, Daniela Gelli e Massimiliano Brughitta, è emersa la storia che qui Luca Alinari avesse inserito alcuni pezzettini di tonno (sott’olio) all’interno delle goccioline… che poi staccandosi e cadendo, avevano lasciato persino segni di unto! Per ricreare l’idea del tonno, ho utilizzato rotolini di juta. Così nel dipinto c’è comunque questa memoria del paese: alcuni abitanti ne sono davvero convinti, altri sostengono invece sia solo una leggenda suggerita magari dall’enigmatica frase “FAME DI TONNO” alla quale, altra piccola curiosità, Ivano Gelli (fratello di Luciano) aveva risposto con un quadro intitolato “FAME DI SGOMBRO” - (che ha promesso di cercare in soffitta e se lo trova lo esporremo alla Pro Loco!).

- Questo dipinto è come un gioco.

Sì, e invita chiunque lo guardi a giocare, ad esempio: c’è un bottone, trovalo! Ci sono anche tanti fiorellini ma se non ti soffermi a cercarli non li vedi. E poi ci sono alcuni pesci. Anche due gamberoni, trovali! E dei piccoli coni, che lui disegnava spesso (ma non so cosa potessero significare). E poi la cosa divertente è che questi piccoli disegni e oggettini sono tra loro connessi, in qualche modo collegati, giocano tra loro, a volte si rincorrono: così possiamo leggerci dei percorsi e immaginare storie, ad esempio questa stellina cadente sopra il pesce che insegue quest’altra cosa perché se la vuole mangiare! È come guardare il cielo o il mare: per noi sono ambienti infiniti e misteriosi che stimolano la nostra immaginazione. Così fa questo dipinto, risveglia la nostra fantasia. I bambini e le bambine si divertono a indovinare dov’è questo-o-quello. Ma anche noi adulti ci possiamo giocare! Sopra alcuni disegni, ho poi attaccato slime colorati: cerchietti, anellini, perline, palline minuscole che mi ha regalato Greta (figlia di Sabrina, mie vicine di casa), oggettini che ho scelto ispirandomi ai simboli utilizzati da Alinari, e poi un po’ di glitter che invece mi ha dato Angela. Ho preso esempio dagli altri dipinti con le “stelline” e cercato di ricostruire questo nel modo che sentivo più verosimile. È la regola del restauro: inventarsi il meno possibile.

- Ma c’è comunque un dettaglio tutto tuo?

Sì, i due gamberoni! La mia risposta alla sua “fame di tonno”. E poi, ispirata dalla leggenda castagnola, i rotolini di juta con i quali ho voluto ricreare l’impressione che potrebbero aver dato i famosi pezzettini di tonno…

11. Novembre – Luca Alinari - 2020 - Vero Novembre.jpg

- Analizziamo invece il testo presente in questo dipinto. Perché “VERO NOVEMBRE” secondo te? Cosa significa “vero” qui?

Beh, possiamo solo provare a interpretare e ognuno può avere la sua intima spiegazione… Io ne ho parlato con alcuni abitanti e ad esempio, secondo Riccardo Innocenti, “vero” sta a significare la voglia dell’estate, la “fame di tonno” come dice l’altra scritta nel dipinto, fame di mare, sole e cieli stellati. Qui c’è colore e vita - niente grigio, nebbia o pioggia che ci aspettiamo da un mese come Novembre - e allora magari tutti quei piccoli disegni azzurri, gialli, verdi, rossi, rosa sono ricordi della stagione passata. Si ha già nostalgia dell’estate a Novembre… e potrebbe essere questa la “verità” del mese. Ma chissà cosa pensava in realtà l’artista mentre dipingeva, nell’estate del 1975, questo affresco!

- E “FAME DI TONNO”?

Allora, durante la ricerca abbiamo scoperto che “Fame di Tonno” è il titolo di un libro che Luca Alinari ha interamente illustrato con disegni e pastelli: una raccolta di poesie del suo amico scrittore Edoardo Sanguineti (Genova, 1930 - Genova, 2010) che è stata pubblicata nel 1981. Forse, mentre nel ’75 dipingeva Novembre, Alinari stava già lavorando a quel progetto editoriale, chissà. Il significato resta un enigma ma di certo si collega alla leggenda del paese…


NOTA:

PRIMA DI CONCLUDERE l’intervista, PROVIAMO A SCIOGLIERE l’enigma insieme ad Ivana Alinari che ha condiviso con noi alcuni ricordi…

Il significato autentico e originale rimane un mistero ma grazie ai ricordi di Ivana Alinari, moglie del pittore, abbiamo raccolto possibili indizi e qui la storia si fa ancora più curiosa e interessante. Prima però entriamo nel contesto storico, rileggendo un breve tratto del Libro Guida Castagno di Piteccio - il borgo museo di Pistoia”: […] Nel 1960, in occasione dell’inaugurazione della sala d’attesa per viaggiatori alla fermata del treno, il borgo organizzò una particolare iniziativa culturale promossa dalla Pro Loco: un concorso di pittura estemporanea che si svolse durante il giorno. […] Da quella prima volta, a Castagno ci furono 21 edizioni che ospitarono in totale oltre 600 pittori. Nel 1971, venne anche istituito il “Premio Castagno Nazionale di Pittura” promosso dal critico d’arte Tommaso Paloscia che negli anni Sessanta aveva acquistato una casa nei pressi del borgo, per venire qui da Firenze in villeggiatura. Gli artisti da lui invitati dovevano partecipare con la realizzazione di un’opera e poi comporre, loro stessi, la giuria per la proclamazione del vincitore. L’evento ebbe un notevole successo e venne riproposto ogni anno fino al 1975, quando vi fu l’edizione speciale: stavolta gli artisti invitati dovevano rappresentare, attraverso la tecnica dell’affresco, i 12 mesi dell’anno; ad ogni artista ne venne assegnato uno. Con questa manifestazione iniziò a formarsi il primo nucleo del Museo all’aperto di Castagno. […]

Ebbene: nel 1971, il Premio Castagno venne vinto da Luca Alinari e sua moglie Ivana ricorda che come premio gli venne consegnata una bicicletta Graziella pieghevole. Ma ricorda anche un altro premio che il marito ricevette probabilmente l’anno seguente come secondo o terzo classificato: una gigantesca scatola di tonno! Enorme, di forse 5 o persino 10 chili. - (I premi consegnati dalla Pro Loco consistevano spesso e volentieri in alimenti come prosciutti interi o mortadelle, etc…). - Ricorda che risero tanto, che portarono la scatola di tonno a casa a Firenze e che successivamente la condivisero con parenti e amici; loro stessi ne mangiarono tanto di quel tonno che era molto buono ma decisamente troppo da finire in due! È allora lecito ipotizzare che questo simpatico episodio sia finito in qualche modo nel dipinto che Luca Alinari ha poi, qualche anno dopo, nel 1975, realizzato a/per Castagno. Chi se lo sarebbe mai scordato tutto quel tonno?! E magari intanto gli era già capitato di raccontare l’aneddoto al suo amico poeta Edoardo Sanguineti, il quale potrebbe aver tratto ispirazione per una poesia. Nel 1974 - secondo Wikipedia - lo scrittore genovese dedicò diverse poesie all’amico pittore fiorentino e molto probabilmente queste, tutte o alcune, sono state raccolte nella pubblicazione del 1981, illustrata da Alinari e intitolata “FAME DI TONNO”.

Una serie di coincidenze oppure quel bizzarro premio può aver davvero ispirato sia un affresco che un libro?! Chissà. In merito invece ai famosi pezzettini di tonno che, a Castagno, si narra il pittore avesse inglobato nelle sue goccioline di colla, non abbiamo conferma da Ivana Alinari. Lei era lì presente, e nega decisamente questo fatto; più probabile dunque sia solo una leggenda nata da quella scritta che risultava di sicuro incomprensibile ed enigmatica, così magari qualcuno per darsi una risposta o anche solo per scherzarci un po’, ha iniziato a spargere quella voce e alla fine, si sa, la memoria mescola tutto, finzione e realtà. Ivana ricorda invece di una volta in cui suo marito utilizzò davvero del cibo per le sue stelline ma si trattava di granelli di zucchero che poi col tempo si ossidarono annerendo (a chi sperimenta, ovviamente, capita anche di sbagliare!).

Ivana racconta come suo marito fosse non solo un pittore ma anche un letterato e, non a caso, intrattenne rapporti di amicizia con diversi scrittori. Luca Alinari amava la scrittura, la parola scritta, le parole, anche il loro suono. Appuntava note, pensieri, concetti che poi avrebbe usato e riusato come titoli dei suoi dipinti o che avrebbe scritto persino dentro ai suoi quadri, qua e là, tra disegni e colori. I titoli per lui erano importantissimi, erano parte dell’opera. E tutte queste parole, frasi, espressioni, spesso enigmatiche, potevano venir fuori da conversazioni oppure da letture, da un romanzo o da una poesia che aveva letto. E lui, a sua volta, avrebbe potuto ispirare l’opera di qualche amico poeta, magari con la sua storia di “Castagno e la gigante scatola di tonno”. E allora la poesia sarebbe stata proprio così:

IO PESCO CON ESCHE FINTE:

(NON SI TRATTA DI TONNI,

EVIDENTEMENTE): (E NEMMENO,

POSSO AGGIUNGERE, DI FAME):

TI CANCELLO, ALLA FINE, COSÌ,

CON LA MIA TESTA FLESSIBILE:

- poesia di Edoardo Sanguineti tratta dal libro “FAME DI TONNO” (1981)

All’interno della stessa raccolta, esiste un’altra breve poesia che contiene un’altra espressione che ricorda molto il linguaggio dei titoli/dipinti di Luca Alinari: “automa di sé”. Questa poesia parla pure di “stelle piccole”, tanto amate e dipinte da Alinari, e fa così:

SONO UN CELLOFANATO VELATO

AUTOMA DI

ME AUTOFAGO PER TE:

(MI EMARGINO AI MARGINI, GOFFO):

(E

TREMO TRA LE STELLE

TROPPO PICCOLE):

È quindi plausibile che in questa raccolta di poesie, oltre ai disegni che accompagnano i testi, ci sia davvero molto di Luca Alinari “non solo pittore ma anche letterato”. Inutile però ragionare troppo sull’Arte. Ad un certo punto, non resta che accettarla così com’è, senza pretendere troppe spiegazioni e significati che nessuno, forse nemmeno l’artista, saprebbe mai darci. Chi si avvicina davvero a un’opera (visiva, letteraria, sonora, …) saprà metterci un po’ di sé, della propria intimità, e trovarci il proprio senso. È il dialogo eterno tra l’opera ed il presente contemporaneo. Ecco, siamo arrivati a quel punto. Adesso tocca a ognuno di noi prendersi la libertà di vedere e credere tutto ciò che si desidera.

FAME DI TONNO - dettaglio dell’affresco Novembre di Luca Alinari restaurato da Sarah Manca (agosto 2020). Foto di Riccardo Boccardi.

FAME DI TONNO - dettaglio dell’affresco Novembre di Luca Alinari restaurato da Sarah Manca (agosto 2020). Foto di Riccardo Boccardi.

Copertina del libro “Fame di tonno. Pastelli e poesie” con poesie di Edoardo Sanguineti e disegni a colori di Luca Alinari. Pubblicato nel 1981 da Calcografica Studio (San Giovanni Valdarno). Le poesie, così come il titolo nella copertina del libro,…

Copertina del libro “Fame di tonno. Pastelli e poesie” con poesie di Edoardo Sanguineti e disegni a colori di Luca Alinari. Pubblicato nel 1981 da Calcografica Studio (San Giovanni Valdarno). Le poesie, così come il titolo nella copertina del libro, sono scritte in un originale ed unico font “biscottato”.


- Infine: Sarah, concludiamo l’intervista con i tuoi ringraziamenti personali.

Ringrazio Simonetta Paloscia per il costante incoraggiamento e la ricerca di foto e dipinti, attraverso l’archivio di suo padre (Tommaso Paloscia, critico d’arte e fondatore del Museo all’aperto di Castagno), che mi hanno aiutata ad immaginare l’affresco nel modo più fedele possibile a come l’aveva concepito e realizzato Luca Alinari, purtroppo scomparso nel 2019. Ringrazio la famiglia Alinari, ovvero la moglie Ivana e il figlio Filippo, che da Firenze, tramite videochiamate, mi hanno raccontato del marito/padre/artista e mostrato il libro Fame di Tonno. Ringrazio quindi Michela per la ricerca web: prima di contattare la famiglia Alinari, abbiamo scoperto la connessione tra l’affresco di Alinari e le poesie di Sanguineti proprio perché lei ha googlato l’enigmatica frase; e poi per aver documentato il mio lavoro con le sue foto (vedi gallery di seguito). Ringrazio anche gli altri vicini di casa che mi hanno aiutata prestandomi strumenti o donato oggetti fondamentali: Rosanna mi ha prestato la siringa, Sabrina e sua figlia Greta mi hanno dato tutti i coloratissimi slime; Angela mi ha dato i glitter; Luciano e Stefano mi hanno invece raccontato molte storie del paese, aneddoti legati all’affresco, come la leggenda secondo cui Luca Alinari aveva usato pezzettini di tonno all’interno delle sue gocce di colla vinilica o uhu (entrambe non adatte all’esterno)… E a questo proposito, ringrazio Valeria Magnani per avermi fatto scoprire e trovare la colla ideale - si chiama UNICUM ed ha una garanzia di almeno trent’anni! - per ricreare l’effetto “pioggia” tridimensionale nel modo più resistente e duraturo possibile. Infine, ma in realtà per primo, ringrazio mio marito Pieralberto, che mi sostiene sempre.

All’inizio avevo molta paura di sbagliare ma alla fine mi sono divertita tantissimo. Io di solito tratto affreschi del Quattro/Cinquecento… qui mi sono cimentata per la prima volta in un’opera contemporanea però l’ho fatto con lo stesso criterio. Esistono studi recenti sul restauro dell’arte contemporanea, è una disciplina/esigenza ancora nuova ma sempre più necessaria: anche le opere moderne si rovinano, anche un’opera che ha solo vent’anni richiede un minimo di manutenzione. Io qui, come faccio sempre, ho cercato di inventare il meno possibile pur non avendo praticamente niente come base su cui lavorare, ad eccezione di qualche piccolissima traccia. Mi hanno aiutata però le foto, il quadro Colline di quello stesso periodo, e i tanti racconti su Luca Alinari e Castagno.

Sono contenta, questo è il mio paese, è la mia casa. Sono grata a tutte le persone che mi sono state vicine, dalla ricerca d’informazioni ai quattro pomeriggi passati tra colla e colori, a chi mi ha regalato il proprio entusiasmo. A Ivana e a Filippo Alinari che mi ha detto: “sembra fatto dal babbo”.

- Grazie a te, Sarah. Grazie di cuore per questo tuo prezioso dono al Borgo Museo! Pro Loco & CdP staff

Luca Alinari e Fabio De Poli a Castagno in quella famosa estate del 1975, mentre dipingono i loro affreschi (Novembre, Alinari e Ottobre, De Poli) - foto dall’archivio di Tommaso Paloscia.

Luca Alinari e Fabio De Poli a Castagno in quella famosa estate del 1975, mentre dipingono i loro affreschi (Novembre, Alinari e Ottobre, De Poli) - foto dall’archivio di Tommaso Paloscia.

Novembre di Luca Alinari durante il restauro di Sarah Manca, agosto 2020 - foto di Michela Pomposi e Sarah Manca. Sfoglia la Gallery!

Novembre e Sarah, Castagno 2020 - foto di Rachele Salvioli.


ZERO,2 METRI² al #BorgoMuseo!

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Siamo felicissimi di inaugurare la stagione estiva del Borgo Museo 2020 con una nuova opera d’arte o meglio con un nuovo spazio espositivo a cura di CUT - Circuito Urbano Temporaneo.

ZERO,2 METRI² è un progetto itinerante e sperimentale di arte contemporanea dedicato alla fotografia, uno spazio non convenzionale, un format aperto e dinamico ideato da Stefania Rinaldi di CUT - Circuito Temporaneo Urbano. E la prima opera che il Borgo Museo ospita grazie a questa cornice installata presso la Pro Loco di Castagno è “Grand Tour I Rovine” del fotografo Simone Ridi (1977). Sì, sembra un dipinto ma è davvero una fotografia che racconta un viaggio a Palermo realizzato insieme a CCT-SeeCity nell’estate 2018 (qui trovate un bellissimo racconto!) attraverso uno sguardo sulle rovine contemporanee... Questa fotografia rimarrà esposta qui fino a ottobre 2020 mentre la cornice resterà per ospitare ogni anno, durante la nostra “stagione eventi” (maggio-ottobre), una nuova opera.

Ovviamente, chi parteciperà al nostro Aperitivo Lento in programma tutte le domeniche d’estate 2020, non se la perderà! Per info e prenotazioni: https://bit.ly/AperitivoLentoBorgoMuseoEstate2020.

Ma cosa è ZERO,2 METRI²?

Rispondiamo con le parole della curatrice: “È un piccolo spazio itinerante, aperto e dinamico, sperimentale e non convenzionale dove l’artista espone nella dimensione obbli­gata, confrontandosi con il vuoto del possibile e con chi per caso o per volontà sarà identificato come il visitatore. Lo spazio chiuso in una cornice si trasforma in luogo, fine­stra possibile, ambiente aperto, spostando il senso letterario dei termini da una logica solo fisica fino a diventare identità.”

Al termine del primo anno di progetto (2020) l’esperienza di ZERO,2 METRI² sarà documentata attraverso una fan-zine cartacea che racconterà il viaggio percorso e i protagonisti. E che siamo già curiosissimi di sfogliare!

UN PROGETTO ITINERANTE E DINAMICO DA OSPITARE! - Per chi volesse aderire come artista/fotografo oppure per chi volesse ospitare (come noi!) questo spazio d’arte contemporanea non convenzionale, può contattare la curatrice Stefania Rinaldi: stefania_rinaldi@yahoo.it | +39 329 3233936. Maggiori info: www.circuitourbanotemporaneo.it


Aperitivo Lento al Borgo Museo - Tutte le Domeniche d'Estate 2020

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Ogni domenica, dal 21 Giugno al 20 Settembre, il Borgo Museo ti accoglie con una visita guidata e poi aperitivo tra arte e natura.

  • Ritrovo ore 18 alla Pro Loco;

  • Costo visita guidata e aperitivo: 15 euro;

  • Ai partecipanti un ingresso ridotto alla Piscina del Residence “Il Castagno” valido da lunedì a venerdì: presentando il buono, lettino nel parco a 7 euro.

  • SOLO SU PRENOTAZIONE: si prega di iscriversi via mail a castagnodipiteccio@gmail.com segnalando per quale data. NOTA: si accettano massimo 15 iscritti a domenica. Ovviamente, tutti i partecipanti dovranno rispettare le indicazioni anti-covid indossando la mascherina e mantenendo la distanza di almeno 1,5 m tra non congiunti.

Qui il calendario con tutte le date in programma, note ed aggiornamenti eventuali:

  • Domenica 21 Giugno

  • Domenica 28 Giugno

  • Domenica 5 Luglio

  • Domenica 12 Luglio

  • Domenica 19 Luglio - in questa data, la visita guidata è organizzata in collaborazione con OltrePistoia. Ritrovo ore 17.00 alla Stazione di Castagno. Per info e prenotazioni: Evento Facebook | Sito Web. SOLD OUT // AL COMPLETO!

  • Domenica 26 Luglio

  • Domenica 2 Agosto - in questa data, la visita guidata è organizzata in collaborazione con Fravola - mindfulness counseling in Natura in occasione del Bagno di foresta - Sussurri di bosco. Per info e prenotazioni: Evento Facebook | Sito Web. SOLD OUT // AL COMPLETO!

  • Domenica 9 Agosto

  • Domenica 16 Agosto

  • Domenica 23 Agosto

  • Domenica 30 Agosto

  • Domenica 6 Settembre

  • Domenica 13 Settembre

  • Domenica 20 Settembre - anche in questa data, la visita guidata è organizzata in collaborazione con OltrePistoia. Per info e prenotazioni: Evento Facebook | Sito Web. NOTA: causa maltempo, il tour/aperitivo è stato rimandato a Domenica 4 Ottobre.

Ti aspettiamo a Castagno di Piteccio, il #BorgoMuseo di Pistoia!

CdP staff, Pro Loco & Abitanti

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Intervista a Fabio De Poli, l'artista di "Ottobre"

Se osservando l’opera vi siete chiesti “ma perché un indiano d’America?”, qui trovate la risposta! In questa intervista di Elena Mazzoni Wagner a Fabio De Poli, l’artista - che nel 1975 ha realizzato per il Museo all’aperto di Castagno l’affresco “Ottobre” (da lui stesso restaurato quest’estate 2019) - ci racconta un po’ di curiosità e soprattutto cosa è stato e cosa è per lui il nostro borgo, o meglio, il Borgo Museo di Pistoia. Buona lettura :)

“Ottobre”, l’affresco di Fabio De Poli nel Museo all’aperto di Castagno, dopo il restauro fatto dall’artista stesso nell’estate 2019. - Foto: Rachele Salvioli, 21 settembre 2019

“Ottobre”, l’affresco di Fabio De Poli nel Museo all’aperto di Castagno, dopo il restauro fatto dall’artista stesso nell’estate 2019. - Foto: Rachele Salvioli, 21 settembre 2019

Ho letto la sua biografia. Nasce a Genova nel 1947, vive tra Firenze e Montecatini Terme. Nel 1964 frequenta l’Istituto d’Arte di Firenze specializzandosi in grafica pubblicitaria sotto la guida di Lucio Venna. Inizia il mestiere d’artista nei primi anni ’70 e presto con la sua arte viaggia in tutta Italia e non solo. Espone persino al Museum of Modern Art di New York. Oggi continua a creare ed esporre in gallerie, musei, mostre itineranti. A chi non sa niente di arte, in breve, come si presenta? Chi è Fabio De Poli?

Fabio De Poli è un privilegiato come tutti quelli che fanno arte. Passa il tempo a raccontare con immagini emozioni, cerca di tradurre le emozioni in sentimento, il sentimento in colore e così via, in una sorta di giro infinito…

Lei è anche tra i primissimi artisti ad aver contribuito con il suo affresco “Ottobre” alla nascita del Museo all’aperto di Castagno (Pistoia) fondato a metà degli anni ’70 dal critico d’arte Tommaso Paloscia. Cosa ricorda di quegli anni? Cos’era per lei, per voi artisti, Castagno?

A Castagno ci trovavamo ogni estate, Tommaso “inventava” qualcosa per riunirci. Ricordo che una volta giudicammo noi stessi davanti ai colleghi, una sorta di difesa del nostro stile e della nostra ricerca, e il più convincente vinceva un prosciutto! Castagno era un appuntamento obbligato per tirare le somme di un anno di attività artistiche… Bello. Bello perché una volta l’anno diventavamo una famiglia che si riuniva intorno allo zio Tommaso.

Luca Alinari e Fabio De Poli a Castagno, mentre dipingevano i loro affreschi: “Ottobre” (De Poli) e “Novembre” (Alinari). Foto: dall’archivio di Tommaso Paloscia. Anno: 1975.

Luca Alinari e Fabio De Poli a Castagno, mentre dipingevano i loro affreschi: “Ottobre” (De Poli) e “Novembre” (Alinari). Foto: dall’archivio di Tommaso Paloscia. Anno: 1975.

Simonetta Paloscia, figlia di Tommaso, in un’intervista di qualche mese fa ci ha confidato un segreto: tra le oltre 40 opere d’arte realizzate nel borgo di Castagno, su invito e direzione del padre, gli affreschi realizzati da lei (Fabio De Poli) e Luca Alinari sono senza dubbio le opere a cui si sente più legata. Probabilmente anche perché eravate gli artisti coinvolti nel progetto più giovani, suoi coetanei. Ci ha persino mostrato una bellissima fotografia in bianco e nero, tratta dall’archivio del padre, in cui vediamo lei ed Alinari dipingere i vostri due affreschi, “Ottobre” e “Novembre”, che si trovano esattamente ancora sotto quell’arcata in pietra tra le abitazioni che dividono le due strade maestre del borgo. Di fronte ai vostri due affreschi, “Settembre” di Antonio Bueno. Era l’anno 1975 e quell’estate, con l’idea dei 12 affreschi dedicati ai mesi e affidati a diversi pittori, venne a crearsi il primo nucleo del Museo all’aperto. Cosa le viene in mente guardando questa foto?

Simonetta è cresciuta accanto a me e Luca, due artisti giovani ed emergenti, stimati e pungolati dal padre a fare sempre di più… (penso che a Tommaso gli abbiamo fatto fare una bella figura). Quella foto di cui parla l’ho rivista anch’io dopo tanti anni e mi ha commosso. Vedere il suo non-lavoro è un peccato, bisogna trovare una soluzione. Eravamo inesperti dell’affresco, eravamo artisti nuovi…

A sinistra: “Novembre” di Luca Alinari. A destra: “Ottobre” di Fabio De Poli. Foto: Rachele Salvioli, 12 Maggio 2019

Sì, lei ed Alinari eravate gli artisti più giovani e forse semplicemente per questo motivo ancora poco esperti con la tecnica dell’affresco. Purtroppo quello del pittore Luca Alinari (Firenze, 27 ottobre 1943 – Firenze, 15 marzo 2019) è diventato praticamente invisibile e al momento si è alla ricerca di documentazione fotografica per poterlo restaurare... Lei invece ha mantenuto la promessa che ci aveva fatto qualche mese fa, a “Castagno di Maggio”, durante il primo dei percorsi lenti organizzati per il borgo museo. Quest’estate ci ha regalato una bellissima sorpresa: ha restaurato il suo affresco “Ottobre” che è tornato lucente e coloratissimo. Adesso deve toglierci una curiosità: perché un capo indiano, un indiano d’America? Chi è “Nuvola Rossa” (Red Cloud, in inglese)? Come le venne in mente di dipingere questo particolare soggetto per rappresentare il mese di Ottobre? I colori qui predominanti, forti e intesi, del giallo e del rosso, ci ricordano i colori della natura quando inizia la stagione autunnale… ma perché un indiano d’America?

Io e Luca Alinari siamo cresciuti nella stessa galleria a Firenze, la mitica galleria Inquadrature di Marcello Innocenti. Negli anni in cui realizzai Nuova Rossa ci fu una presa di coscienza sullo sterminio degli indiani d’America: ricordo i film “Soldato Blu” e “Piccolo grande uomo”. Volevo sottolineare (come ancora faccio dedicando alcune opere ai grandi capi indiani americani) il valore di uomini che difesero la loro identità culturale. Mi fu assegnato Ottobre, come mese da rappresentare. I colori autunnali raccontano proprio la fine di una stagione, il tramonto dell’estate, una dolce malinconia… e questa malinconia io l’ho dedicata al capo-guerriero Nuvola Rossa.

Intorno all’affresco di Fabio De Poli durante l’evento Castagno di Maggio - percorso lento “Il borgo museo” - Foto: Rachele Salvioli, 12 maggio 2019


Ci racconti del borgo di Castagno: che rapporto esisteva tra voi artisti e gli abitanti, oltre alla famiglia Paloscia?

Erano molto accoglienti, ci ospitavano con gentilezza, curiosità, diffidenza… ma garantiva Tommaso! Ottimi pranzi. Grande Pro Loco.

Un’altra curiosità: esiste un ricco archivio su tutti voi artisti del Museo all’aperto di Castagno ad eccezione di una sola artista, Chiara Coda che - insieme a Diana Baylon - è tra le uniche due artiste donne ad aver contribuito (con tre sculture) alla collezione delle opere d’arte realizzate per il borgo in quegli anni. Sembra che nessuno in paese si ricordi di lei, eppure qualcuno deve per forza averla vista e conosciuta! Lei sa dirci qualcosa? Può aiutarci a svelare questo mistero?

Su Chiara Coda non so niente, è il famoso mistero di Castagno. Diventerà un CULT.

“La Madre”, una delle tre sculture di Chiara Coda presenti nel Museo all’aperto di Castagno. Foto: Rachele Salvioli, 12 maggio 2019


Quest’estate 2019, a Castagno abbiamo ripristinato la tradizione avviata negli anni ’70 da Tommaso Paloscia, ospitando sei artisti (di cui cinque donne!) provenienti da tutto il mondo, per una residenza di due settimane. Ci hanno così lasciato nuove opere d’arte che vanno ad impreziosire ulteriormente il Borgo Museo di Pistoia. Cosa ne pensa di questa iniziativa? Quali altre opere le piacerebbe vedere nel nostro borgo? Quali artisti o che tipo di artisti ci suggerisce di invitare e coinvolgere nel progetto per continuare ad arricchire ed espandere il Museo all’aperto di Castagno?

Vorrei vedere a Castagno opere di giovani artisti perché Castagno potrebbe diventare un luogo di memoria per loro come lo è per noi. Ma mi raccomando sceglieteli BRAVI!!!

Fabio De Poli davanti al suo affresco “Ottobre” il giorno in cui ci ha promesso che lo avrebbe restaurato! Foto: Rachele Salvioli, 12 maggio 2019


Concludo l’intervista con un ringraziamento da parte di tutto il CdP staff & degli Abitanti: GRAZIE di cuore, gentilissimo Fabio, per aver mantenuto la promessa e quindi restaurato l’affresco. È meraviglioso poter vedere di nuovo tutte “le emozioni, i sentimenti, i colori” del suo e del nostro “Ottobre”. Grazie!

“Ottobre” di Fabio De Poli in tre foto di Elena Mazzoni Wagner, Ottobre 2019

Gli artisti della "Rive Gauche"

Qui vi presentiamo tre artisti che abitano a Castagno e che sono pure vicini di casa:

si trovano infatti tutti e tre nella “Rive Gauche” - come la chiamano loro - del borgo, appena sopra la piazzetta del paese con la fontana. Due pittori ed un illustratore o, più precisamente, un fumettista. In ordine alfabetico: Luciano Gelli, Pieralberto Luzzana e Riccardo Innocenti.

Luciano Gelli, Pieralberto Luzzana, Riccardo Innocenti: i tre artisti abitanti della “Rive Gauche” - Castagno di Piteccio, Borgo Museo Festival 2019

Luciano Gelli, Pieralberto Luzzana, Riccardo Innocenti: i tre artisti abitanti della “Rive Gauche” - Castagno di Piteccio, Borgo Museo Festival 2019

In occasione della prima edizione del Borgo Museo Festival (30 giugno 2019),

avevano aperto al pubblico i loro ateliers, esposto in piazzetta e per i vicoli le loro opere d’arte, insieme a quelle di altri artisti, alcuni amici invitati a colorare il cuore del Borgo Museo mentre Riccardo disegnava i passanti che si fermavano nella sua terrazza a farsi ritrarre... Quel giorno gli artisti della “Rive Gauche” di Castagno hanno così creato un’atmosfera che “sembrava di essere tornati indietro nel tempo” - ci hanno poi raccontato gli abitanti. Ovvero, sembrava di essere tornarti agli anni in cui il borgo, soprattutto in estate, veniva popolato da artisti, creativi, curiosi… erano gli anni ‘70, gli anni in cui è nato il primo nucleo del Museo all’aperto di Castagno!

Foto tratte dal “Borgo Museo Festival 2019” - sfoglia l’album completo qui!

Siamo sicuri che quella magica atmosfera si replicherà anche domani, domenica 13 ottobre, per la Giornata FAI d’Autunno 2019 e tantissime prossime volte! Intanto, ecco chi sono I NOSTRI TRE ARTISTI ABITANTI :)


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Luciano Gelli

Autentico Castagnolo, ha a che fare con l’arte da tutta la vita. Nella sua pittura, c’è la passione per il mondo e per l’umanità.

LUCIANO GELLI è nato a Castagno di Piteccio nel 1947, borgo ai piedi dell’Appennino dove ancora vive. Ha studiato e si è diplomato alla scuola d’Arte di Pistoia come Maestro d’Arte. Ha avuto tra i suoi insegnanti artisti famosi nel panorama pistoiese come: Jorio Vivarelli, Umberto Mariotti, Stelio Rossi, Vasco Melani, Pietro Bugiani, Giovanni Bassi, Alfiero Cappellini, Remo Gordigiani, Sigfrido Bartolini, Siliano Simoncini. Dal 2007 fino alla chiusura 2018 ha frequentato la scuola di Paolo Tesi, e poi la scuola di “Disegno e colore, corso per adulti” del compagno di classe Paolo Tesi di cui tutt’ora fa parte. Allievi adulti che sempre volentieri partecipano alle iniziative artistiche che si svolgono a Castagno di Piteccio, il borgo museo di Pistoia. Luciano racconta così la sua pittura: “CON-PASSIONE. La persona è sempre stata al centro della mia ricerca espressiva, la persona nella sua complessità, nelle sue fragilità, ma anche nei suoi desideri profondi di conciliazione con se stessa e gli altri. Il filo che unisce molta parte del mio lavoro si rifà al tema della compassione. Questa parola che è stata per me fonte di ispirazione deriva dal latino cum patior - soffro con - e dal greco sym patheia - simpatia, provare emozioni con… Nelle mie pitture ho cercato di esprimere questo sentimento come manifestazione di un tipo di amore incondizionato, una comprensione dell'altro che sospende ogni giudizio morale. Un sentimento e una emozione che ho cercato di esprimere nelle mie pitture anche attraverso la vicinanza fisica, gli sguardi, gli abbracci, tra persone diverse tra loro, per genere, età, provenienza. Con i colori a volte in forte contrato tra loro ho voluto evidenziare le tensioni che alimentano queste differenze, con i tratti di un unico colore dei volti ho voluto annullarle e rendere visibile il possibile, con segni decisi nel definire volti ho voluto fissare intrecci di sguardi sospesi che esprimono tenerezza e sollievo dalla fatica di vivere. Con il mio lavoro cerco di esprimere questa mia passione per l’arte e questa fiducia nell’essere umano che ha a cuore l’altro e sa prendersene cura.”

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Pieralberto Luzzana

Da quando vive a Castagno, ha iniziato a dipingere una serie di scorci del borgo, tra sogno e realtà… La sua vera fonte d’ispirazione resta però la moglie Sarah, musa e restauratrice.

PIERALBERTO LUZZANA nasce ad Alzano Lombardo (BG) il 21 settembre 1956. Viene trasportato nel mondo dell’arte dallo zio pittore Franco Luzzana, che riconoscendone le doti, lascerà in eredità al nipote un’impronta fondamentale dal punto di vista tecnico-artistico nell’ambito pittorico. Pieralberto si diploma presso il liceo artistico statale “Casorati di Novara”. Nel 1977 vince il primo premio alla quarta edizione del concorso di pittura della “Scuola delle Trasmissioni di Roma”; nel 1994 organizza la sua prima mostra personale a Vigevano (PV). Dopodiché partecipa a numerose mostre personali In tutto il nord Italia: Milano,Torino, Venezia, Bergamo, conseguendo il primo premio della critica alla “Mostra di pittura delle strutture Comunali” di Asti. Nel 1985 Pieralberto frequenta corsi di disegno e fumetto presso la scuola di grafica del Castello Sforzesco di Milano. A Pitigliano (GR), negli anni successivi frequenta corsi di modellazione e decorazione di ceramiche artistiche tenuti dal maestro Roberto Polidori. Nel 2004 partecipa, grazie al sostegno della Prefettura di Novara, alla realizzazione del progetto “Oblò-Cantieri d’arte”, laboratori d’arte, teatro e danza dedicato ai ragazzi dagli 11 ai 15 anni. Nel frattempo continuano ad essere numerose le sue mostre personali e nel 2010 vince il titolo di “Miglior pittore dell’anno” presso l’associazione culturale “La Riseria” di Novara. Nel 2017 l’Archivio d’arte Sgarbi inserisce nella raccolta “Gli artisti nella Collezione Sgarbi” due opere di Pieralberto Luzzana. L’artista, ad oggi, nel Paese di Castagno (PT), vive e prosegue il suo sentiero artistico senza tempo. | Facebook

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Riccardo Innocenti

Il fumettista di Castagno: al Borgo Museo Festival 2019 c’era la fila davanti alla sua casa per farsi ritrarre a colpi di pennarello!

RICCARDO INNOCENTI nasce a Pistoia il 10 aprile 1977. Nel 1996 si diploma al Liceo scientifico. Dal 1997 al 2000 frequenta per tre anni la Scuola internazionale di Comics di Firenze. In seguito frequenta corsi di disegno dal vero , nudo e pittura a olio. Fumetti: nel 2009 per Round Robin, “Don Peppe Diana, per amore del mio popolo”; per il sito de L’Insonne “Variabile di Felicità“, su testi di Alessia Di Giovanni, successivamente pubblicato nell’ albo “Rumori di fondo” (Ed. Arcadia 2012); nel 2010 su testi di Francesco Matteuzzi: “Regina di cuori”, “L’amore al tempo degli emoticon” e inediti; locandina di “Un cuore per il Meyer”; copertina del libro “Quarto di secolo” di Iacopo Innocenti. Nel 2011 disegna per round Robin “ Libero Grassi - Cara Mafia ti sfido” su testi di Laura Biffi e Gabriele Lupoli. Nel 2012 disegna l’episodio n. 65 di “Davvero” per il web; disegna la storia de L’ Insonne “ L’uomo che cercava quadrifogli” su testi di Marco Di Grazia, per Verticalismi, successivamente pubblicato nell’ albo “Vemt’Anni” (Ed. Arcadia 2014). Nel 2013 disegna l’albo speciale de L’Insonne per Serravalle Noir “L’Amore malato” su testi di Alessandro Di Virgilio. Nel 2014 disegna la storia de L’Insonne “ Il volto immortale” su testi di Federico Pantaleonin, per l’ albo “Vent’ Anni”, successivamente pubblicata su Verticalismi; disegna la locandina di “Serravalle Noir 8"; disegna la locandina di “Giallo Pistoia”. Nel 2015 disegna la locandina di “Serravalle Noir 9”; disegna insieme a Giuseppe Di Bernardo, Giovanni Ballati, Riccardo Pieruccini, la storia “La Beffa di Lucchio”, su testi di Iacopo Innocenti, realizzata “dal vivo”, nell’ambito della ricorrenza storica dell’ evento a Lucchio. Nel 2017 disegna il numero 3 della serie The Professor, Follia, su testi di Cristiana Astori. Nel 2018 fa parte del gruppo di disegnatori che si esibiscono Live nell'evento A Colpi di Pennarello, che si svolge alla Magione del Tau di Altopascio. Partecipa all'evento Desco 2018, realizzando due tavole in chiave Fantasy sulla cucina Lucchese. Nel 2019 partecipa con un omaggio al libro "Cinque minuti due volte al giorno" di Marco Di Grazia e Cristiano Soldatich, su Chet Baker ( Ed. Shockdom). Vive a Castagno di Piteccio e qui, dall’estate 2019, una parete della sua casa ospita il murales dell’artista brasiliana Christiana Matos. | Facebook

Intervista a Simonetta Paloscia: un racconto di Castagno tra bei ricordi e nuove idee!

Qui un’intervista di Elena Mazzoni Wagner a Simonetta Paloscia per la nostra nuova rubrica #WomenInCulture, nata a seguito della #MuseumWeek 2019. Buona lettura!

Simonetta Paloscia a Castagno il 12 Maggio 2019, durante il percorso lento “Il borgo museo” - Foto: Rachele Salvioli.

Simonetta Paloscia a Castagno il 12 Maggio 2019, durante il percorso lento “Il borgo museo” - Foto: Rachele Salvioli.

Simonetta Paloscia, il suo cognome racchiude una bellissima e curiosa storia legata all'Arte. In questa intervista la approfondiremo. Intanto, ci racconti un po' di lei...

Mi ritengo una persona molto curiosa e quindi interessata a tanti argomenti diversi. Come scelta di studi prima e lavorativa dopo ho privilegiato gli aspetti scientifici laureandomi in Scienze Agrarie e lavorando poi col Consiglio Nazionale delle Ricerche su temi di tipo ambientale e di osservazione della Terra dallo spazio. Non sono sicura che certe scelte non siano anche state dovute ad una volontaria presa di distanza dall’ambiente familiare e dalla figura un po’ ingombrante di mio padre. Ho sempre avuto il timore che di me si dicesse, se mi fossi occupata per esempio di storia dell’arte, “per forza, è la figlia del Paloscia!”. Questo non toglie che l’arte contemporanea insieme con la letteratura siano alcune mie passioni che ho sempre coltivato a latere. Tanto per fare un esempio scrivo poesie e ho anche pubblicato qualche libriccino per mia soddisfazione personale.

Suo padre, Tommaso Paloscia, è il fondatore del Museo all'aperto di Castagno. Lei era una bambina. Che ricordi ha di quegli anni '70 in cui Castagno era un rinomato luogo di villeggiatura e frequentato da tanti artisti?

Allora, tanto bambina non ero, visto che nel 1974 quando è cominciato il premio Castagno avevo bene o male già 16 anni. Per me è sempre stato un grande divertimento vedere il paese trasformarsi in quelle estati e passare dalla fase sonnolenta e un po’ noiosa, tipica di tutti i piccoli paesi soprattutto in periodo estivo, ad una attività frenetica dove tutti erano impegnati a fare le cose più disparate. Chi dipingeva, chi cucinava, chi cercava oggetti necessari e mancanti, chi girava per il paese. Insieme alle attività del Premio c’erano infatti anche quelle legate ad altre iniziative, come l’ex-tempore, le cacce al tesoro, le cronoscalate che erano invece organizzate dall’Avvocato Buzio e che portavano tante facce nuove in paese. La maggior parte degli artisti del Premio Castagno erano quelli che frequentavo a Firenze in occasione delle inaugurazioni delle mostre e delle cene e che quindi conoscevo molto bene.

Chi era suo padre? 

Bella domanda! Difficile rispondere. Era una persona deliziosa (ma lo so che sono di parte), molto dolce, curiosa, abbastanza schiva. Giornalista, critico d’arte, ma anche, e non tutti lo sanno, caricaturista e disegnatore e come lo ha definito qualcuno “uno dei personaggi più sommessi e straordinari di Firenze”. Giampiero Masieri, uno dei suoi colleghi de La Nazione ha scritto di lui quando è scomparso: “I colleghi anziani lo chiamavano Sisino, quelli di mezzo Tommaso, i più giovani dottor Paloscia. “La Nazione” aveva una sorella, minore ma non dimessa, “Nazione Sera”. Redattore capo, con il potere di fare e disfare, era Tommaso Paloscia, giornalista anzitutto, ma anche vignettista e non ultimo pittore.” Per me un babbo (anzi papà perché lui non era toscano e il termine babbo non gli era familiare) affettuoso e meraviglioso, non molto presente fisicamente perché al giornale aveva orari terribili, ma che mi teneva sulle ginocchia per farmi disegnare “Conchio”, come lo chiamavo io, ovvero Pinocchio.

E perché secondo lei si è innamorato di questo luogo? Cosa ha di tanto speciale Castagno? 

L’innamoramento per Castagno è venuto in seguito alla ricerca di un posto dove trascorrere le domeniche e parte delle ferie estive. Un suo collega, Fernando Chirici, gli suggerì questo posto perché anche lui aveva casa qui. Cominciammo venendo un’estate, come si faceva in tanti all’epoca (ed ero sì veramente una bambina) affittando una stanza in una casa del paese (credo anche di ricordarmi quale). Poi mio padre comprò un pezzetto di terra tanto per poter venire a fare dei pic-nic domenicali e poi infine la casa, che ancora è nostra, un po’ fuori paese. Castagno è un posto dell’anima e non solo degli occhi. Voglio dire che il paesino è delizioso ma per me è anche ricordi d’infanzia, quando si veniva su anche con mia nonna e si scaldavano i letti col ‘prete’ e io e lei si dormiva nello stesso lettino, una da capo e l’altra da piedi. Vuole dire l’odore delle ‘bruciate’ (o ‘fruciade’ come le chiamano qui), il puzzo di fumo del camino che non tirava, la nebbia appenninica, le giornate di pioggia chiusa in casa a leggere. In sostanza, odio e amore, odio soprattutto in inizio di adolescenza (13-14 anni) quando non mi piaceva venire su e avrei preferito restare a Firenze con gli amici.

Che rapporto esisteva in quegli anni tra il Museo, quindi l'arte, e gli abitanti del borgo?

Come in tutti i posti c’erano persone favorevoli a cui le iniziative piacevano e che si davano da fare per cercare di aiutare mio padre e l’Avvocato Buzio in tutte le loro richieste, ed altri che erano sostanzialmente indifferenti o addirittura contrari. Uno dei più grandi ‘sostenitori era Ildo il proprietario della bottega e poi del ristorante che metteva a tavola senza battere ciglio tutte le persone che mio padre portava a Castagno. E ovviamente la Pro-loco onnipresente organizzatrice di tutte queste attività, soprattutto nelle persone dei fratelli Romagnani (Aldo e Giovanni, il primo sempre superattivo e il secondo purtroppo scomparso troppo presto).

La via delle artiste donne a Castagno, con le sculture “La madre” di Chiara Coda e “L’unione” di Diana Baylon - Foto: Rachele Salvioli, 12 Maggio 2019

La via delle artiste donne a Castagno, con le sculture “La madre” di Chiara Coda e “L’unione” di Diana Baylon - Foto: Rachele Salvioli, 12 Maggio 2019

Domanda legata al tema principale della #MuseumWeek 2019: #WomenInCulture. Tra le opere che troviamo al Museo all'aperto di Castagno, ci sono alcune sculture firmate da due donne: Chiara Coda e Diana Baylon. Tutte le altre sono di artisti uomini. Cosa sa dirci di queste due artiste donne? 

Conoscevo piuttosto bene Diana Baylon, artista eclettica e internazionale con una personalità prorompente, mentre non so assolutamente niente di Chiara Coda, della quale non ho trovato traccia nemmeno nello sterminato archivio di Tommaso. Mi viene da pensare che avesse spontaneamente aderito ad una delle chiamate a correo che mio padre spesso lanciava alle mostre fiorentine chiedendo delle opere da esporre al Museo di Castagno. Altro non so e sarà difficile saperne di più a meno che non sia lei a farsi viva.

Ci confidi un segreto, se può. Qual è, tra tutte le opere del Museo, la sua preferita? O a quale si sente più legata? E perché?  

Sono molto legata ai due affreschi di Alinari e De Poli perché erano gli artisti più vicini a me di età e alle cui mostre andavo più volentieri. Allego (qui sotto) una foto di loro che dipingono le proprie opere nel 1975. Peccato che quella di Alinari sia veramente scomparsa perché il tempo non ha avuto pietà dei suoi acrilici. De Poli ha promesso che restaurerà la sua, speriamo.

Luca Alinari e Fabio De Poli a Castagno, mentre dipingevano i loro affreschi: “Ottobre” (De Poli) e “Novembre” (Alinari). Foto: dall’archivio di Tommaso Paloscia.

Luca Alinari e Fabio De Poli a Castagno, mentre dipingevano i loro affreschi: “Ottobre” (De Poli) e “Novembre” (Alinari). Foto: dall’archivio di Tommaso Paloscia.

Ci racconti ancora un ricordo, un momento particolare trascorso a Castagno in passato e che in qualche modo ha segnato la sua vita. 

Ricordi legati a Castagno ne ho tanti, difficile sceglierne uno. Ricordo con gioia i pranzi di tante persone (20-30) che la mamma (poverella!) organizzava alla Vigna (dove è casa nostra) in occasione delle vendemmie e delle ciliegiate. Dove c’erano amici sia miei che di mio padre e dove si stava in allegria a tavola dopo aver faticato a raccogliere uva o ciliegie (appunto) e non sempre col bel tempo. Dove ospiti immancabili erano Alfredo Fabbri (pittore pistoiese, autore di uno degli affreschi) e sua moglie Mary. In queste occasioni gli ospiti firmavano, e chi voleva faceva anche un disegno o scriveva un testo, una poesia, un quaderno a ricordo della bella giornata passata in compagnia. Ovviamente a casa ho ancora tutti questi quaderni e li guardo sempre con un po’ di nostalgia.

Riguardo il futuro invece, cosa immagina per il Museo all'aperto di Castagno?

Dipenderà da tante cose ovviamente ma mi piacerebbe poter continuare a portare opere al paese anche se ovviamente non ho il potere contrattuale di mio padre e mi dovrò basare solo su rapporti di amicizia. In ogni caso spero che si possano restaurare le opere esistenti in modo da renderle anche più durature.

Quali (o che tipo di) artisti contemporanei le piacerebbe invitare per ripristinare la tradizione avviata negli anni '70 da suo padre a Castagno, e quindi ricominciare ad arricchire e diffondere il Museo all'aperto?

Stavo pensando a portare su qualche opera di artiste che sono purtroppo poco rappresentate al Museo. Questo accade sia per ragioni storiche (nel senso che il numero di donne che lavora e lavorava, soprattutto all’epoca, nel settore artistico, era esiguo rispetto al numero dei collegi maschi) che forse anche per ragioni culturali legate proprio a mio padre - che non potrei definire un maschilista ma nemmeno un femminista sfegatato, e prediligeva i rapporti con gli artisti uomini. Vedremo cosa riuscirò a fare, ho qualche ideuzza…

Che lei sappia, esistono in Italia o nel Mondo, altri Borghi Musei come Castagno? Se sì, quali/dove?

Conosco sicuramente anche per esserci stata Lizzano (una frazione del comune di San Marcello Piteglio, nella provincia di Pistoia) dove ci sono degli affreschi sulle pareti delle case. Viene infatti chiamato il paese dei murales. Altri esempi non mi vengono in mente ma mi sembra che il Museo all’aperto di Castagno sia un’esperienza abbastanza unica.

Infine, un sogno nel cassetto: esprima un desiderio per Castagno di Piteccio, il Borgo Museo di Pistoia! 

Mah, soprattutto il desiderio e l’auspicio che non se ne perda memoria e che le opere esistenti vangano conservate al meglio. Se poi si riuscisse a incrementare il numero delle opere esposte sarebbe ovviamente anche meglio. Ci vorrebbe però che il paese riuscisse a riemergere da questa condizione di abbandono in cui sta versando da diversi anni non solo con iniziative ed eventi di tipo culturali come quelle che state portando avanti voi ma anche con attività, per esempio, di ristorazione. Chi arriva oggi a Castagno trova un paesino bellissimo ma senza nemmeno uno spazio dove prendere un caffè o mangiare un panino. Sarò prosaica ma credo che questo genere di attività ‘collaterali’ potrebbero aiutare molto la rinascita di un minuscolo paese come questo.

Simonetta Paloscia a Castagno il 12 Maggio 2019, durante il percorso lento “Il borgo museo” (la pioggia non ci ha fermati!) - Foto: Rachele Salvioli.

Simonetta Paloscia a Castagno il 12 Maggio 2019, durante il percorso lento “Il borgo museo” (la pioggia non ci ha fermati!) - Foto: Rachele Salvioli.

Ma cosa è un Borgo Museo?

Castagno di Piteccio è il Borgo Museo di Pistoia, in Toscana. Ma cosa è un Borgo Museo? Se ve lo state chiedendo, leggete qui! ;)

Camminando per le vie del paese è inevitabile imbattersi in vere e proprie opere d’arte: questo minuscolo e antico borgo offre una serie di affreschi e varie sculture che fanno di Castagno un museo a cielo aperto, dove le mura in pietra delle case sono praticamente pareti espositive tra scorci sul verde delle montagne pistoiesi e pezzi di cielo. Un museo quindi sempre aperto: a tutti, gratuitamente, tutti i giorni dell’anno. Ormai tanto scontato per i fortunati abitanti del borgo quanto invece incredibilmente sorprendente per ogni forestiero.

Il visitatore si accorge prima delle strutture del borgo, delle stupende pietre grigie che ancora sono gli elementi costitutivi delle case, delle architetture semplici e affascinanti; poi, a poco a poco, si avvede delle opere d'arte dislocate come un arredamento in studiata simbiosi con i muri e le viuzze senza sopraffarne l'ordine e l'estetica.” - una descrizione del critico d’arte fiorentino Tommaso Paloscia (fondatore del Museo)*

Orizzontale - scultura di Nado Canuti nella piazzetta di Castagno

Orizzontale - scultura di Nado Canuti nella piazzetta di Castagno

MUSEO ALL’APERTO DAL 1975

Castagno è un Museo a cielo aperto dal 1975 ovvero da quando il “villeggiante” Tommaso Paloscia* iniziò ad invitare artisti che, in cambio dell’ospitalità degli abitanti, dovevano lasciare qui un’opera. In totale, 12 affreschi (che ritraggono i mesi dell’anno) e 35 sculture (oggi 30): oltre 40 opere, quindi, che portano la firma di artisti di fama nazionale e internazionale.

“Un critico d'arte che da qualche anno dimorava in paese nella bella stagione, Tommaso Paloscia, aveva chiamato un gruppo di artisti toscani a rinnovare l'antico borgo con l'arte contemporanea. Il successo fu oltre le aspettative ed oggi Castagno è tra i musei che la stessa Regione invita a visitare.” - si legge nello stesso articolo di Paolo Gestri su Il Tirreno, 14 Aprile 2001

Maternità e il gattino - scultura di Giuseppe Gavazzi

Maternità e il gattino - scultura di Giuseppe Gavazzi

OLTRE 40 OPERE D’ARTE

È infatti a lui intitolato, al giornalista critico d’arte e saggista Tommaso Paloscia (Roma, 1918 - Firenze, 2005) il Museo all’aperto di Castagno. Mentre gli artisti che coinvolse e di cui possiamo ancora ammirare l’opera donata al borgo sono:

12 Affreschi - Silvio Loffredo, Giuseppe Gavazzi, Renzo Grazzini, Arnaldo Miniati, Vinicio Berti, Quinto Martini, Luciano Guarnieri, Bruno Saetti, Antonio Bueno, Fabio de Poli, Luca Alinari, Alfredo Fabbri.

30 Sculture - Mauro Vaccai, Antonio Violano, Franco Cilia, Carlo Damerini, Alessandro Righetti, Mino Maccari, Romano Battaglioli, Guido Bucci, Aristide Coluccini, Enrico Bandelli, Galeazzo Auzzi, Gino Conti, Delio Granchi, Pietro Cioni, Venturino Venturi, Jorio Vivarelli, Diana Baylon, Chiara Coda, Gino Terreni, Antonio Berti, Giuseppe Gavazzi, Quinto Martini, Nado Canuti, Marcello Fantoni, Pirzio, Vitaliano De Angelis, Romano Lucacchini, Tito Amadori.

La produzione artistica del Museo si è fermata con l’arrivo degli anni 2000 e la scomparsa (nel 2005) del suo fondatore. Il Museo è oggi sotto la cura della Pro Loco di Castagno che si sta attualmente impegnando sia per avviare un lavoro di restauro che per ripristinare la “tradizione”: da quest’anno 2019, infatti, gli abitanti del borgo ricominceranno ad ospitare alcuni artisti per arricchire ed espandere il Museo all’aperto! - Nota: Se sei Artista, c’è una CALL! Leggi qui.

Sosta - scultura di Enrico Bandelli

Sosta - scultura di Enrico Bandelli

Crocifissione - scultura di Jorio Vivarelli

Crocifissione - scultura di Jorio Vivarelli

Ecco quindi spiegato perché Castagno è un Borgo Museo. Un luogo speciale, magico e prezioso. Probabilmente il primo ma non l’unico in Italia. Tu ne conosci altri?


UN “FRATELLO” IN VALLE D’AOSTA!

Noi abbiamo scoperto che esiste almeno un altro Borgo Museo in Italia, in provincia di Aosta. Si chiama Etroubles e dal 2005 è un Museo a cielo aperto: per le vie del borgo incontriamo oltre 20 opere firmate da artisti di fama internazionale, due delle quali, aggiunte nel 2006, dedicate alla Via Francigena. Un progetto realizzato dal Comune grazie ai fondi della Comunità Europea ed in collaborazione con la Fondation Pierre Gianadda (Martigny, Svizzera). Anche qui, come a Castagno, la modernità delle opere d’arte si scontra armoniosamente con quell’atmosfera senza tempo tipica dei borghi di montagna.

24 Likes, 0 Comments - Simone Nava (@simone.nava.74) on Instagram: "ValledAosta#Etroubles#Borghipiubelliditalia#viaFrancigena#italy"

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IL PRIMO BORGO MUSEO IN ITALIA

(almeno fino a prova contraria)!

Chissà se esistono altri Borghi Musei oltre a Castagno in Toscana ed Etroubles in Valle d’Aosta, chissà quanti sono e chissà dove si nascondo!! È molto probabile però che per età, o meglio data di fondazione, Castagno di Piteccio (Comune di Pistoia) sia il primo Borgo Museo d’Italia.

Fin dai primi anni ’70, è stato un luogo di produzione artistica. Tra le varie iniziative, ricordiamo ad esempio il “Premio Castagno Nazionale di Pittura”, promosso dallo stesso Tommaso Paloscia. E poi quella che ha dato origine al Museo vero e proprio: l’edizione speciale del 1975, anno in cui sono stati invitati dodici artisti a rappresentare i 12 mesi dell’anno realizzando gli affreschi che sarebbero rimasti esposti sui muri in pietra dell’antico borgo. Negli anni seguenti, questo primo nucleo del Museo all’aperto si è ingrandito con oltre trenta opere di vari scultori che, come i dipinti, sono diventate parte integrante delle piccole piazze e strade del borgo.

Agosto - affresco di Bruno Saetti

Agosto - affresco di Bruno Saetti

Settembre - affresco di Antonio Bueno

Settembre - affresco di Antonio Bueno

Oppure ci sbagliamo a vantarci di questo primato? Per caso conosci un Borgo Museo che ha preceduto nella storia Castagno?! A prescindere dall’anno di fondazione, siamo comunque molto curiosi di scoprire altri “fratelli” in Italia e nel Mondo! Quindi ti invitiamo ad inviarci eventuali segnalazioni. Saremo felici di raccontare e condividere altre storie di borghi come il nostro, ovvero con la nostra stessa evidente passione per l’Arte a cielo aperto! Arte che così è davvero patrimonio di tutti.

P.S. Per inviarci la tua segnalazione, puoi commentare questo post, contattarci sui social media oppure inviare una mail a castagnodipiteccio@gmail.com - GRAZIE di cuore in anticipo! CdP team