Arte

Ma che valore ha il lavoro culturale?

Testo: Elena Mazzoni Wagner | Foto: Rachele Salvioli e Francesco Poli

Tre anni di #BorgoMuseo! Il progetto di rigenerazione a base culturale ideato e curato da CCT-SeeCity per la Pro Loco di Castagno, in un articolo per riflettere sul valore sociale ed economico del lavoro culturale. Buona lettura, CdP staff

Oggi a Castagno di Piteccio si possono contare ben 66 opere d’arte. Per contarle tutte è necessario guardarsi bene attorno, e da cielo a terra: alcune si affacciano alle finestre, altre si nascondono tra i cespugli, altre ancora ti sorprendono dietro l’angolo o si fanno notare solo se fai molta attenzione a dove metti i piedi!

Per “leggerle”, conoscerne l’artista e la sua relazione con Castagno, da dicembre 2021 è possibile accedere all’Archivio Digitale su www.castagnodipiteccio.it tramite il QR code presente su ogni targhetta e collegato alla scheda dell’opera. Che senso ha la collezione di un museo se le sue opere non sono fruibili, studiate, conservate, raccontate, condivise, vissute? Castagno di Piteccio, il Borgo Museo di Pistoia, ha quindi messo a disposizione di chiunque e ovunque il suo patrimonio artistico, con il desiderio di creare attorno a sé una comunità glocale ancora più ampia e partecipe, e la consapevolezza di lasciare uno strumento prezioso a chi in futuro vorrà continuare a prendersi cura di questo Museo all’aperto e diffuso, che oggi è un po’ più di tuttə!

Dal libro guida al festival

Tre anni fa, Castagno di Piteccio andava online e diventava social! Ma il lavoro di CCT-SeeCity (guidezine: www.cct-seecity.com | studio: www.cct.world) per la Pro Loco di Castagno è iniziato prima (nel 2017/2018) partendo dallo studio del territorio e nello specifico da una tesi di laurea diventata un progetto editoriale. L’intento, quello di cercare, raccogliere ed evidenziare le risorse esistenti ma sino ad allora trascurate, sottoutilizzate o ignorate, per creare una trama nuova e fertile, una rete interconnessa di segni e storie, tracce e percorsi. L’analisi è stata tradotta in un prodotto editoriale prendendo spunto dal concetto di atlante: partire da un rilevamento storico e geografico, osservare il paesaggio dall'alto, individuarne significati contemporanei; allo stesso tempo, interagire con il luogo attraverso visite ed escursioni, ricerche e documentazioni, incontri e interviste agli abitanti. È nato così un libro che rivela il borgo museo di Pistoia proponendosi come mediazione creativa, come guida per chi vuole/deve prendersi cura del territorio, per una valorizzazione strategica del paese e lo sviluppo di un turismo lento. Ma anche, naturalmente, per chi ha la semplice curiosità di avvicinarsi in qualità di cittadino o viaggiatore. Da qui, dal Libro Guida ‘Castagno di Piteccio - Il borgo museo di Pistoia’, realizzato da Erika Mazzoni Wagner e pubblicato da CCT-SeeCity, il CdP staff (gruppo di lavoro coordinato da CCT) ha iniziato a pianificare e sviluppare sia la comunicazione (in particolare la narrazione digitale) che la progettazione culturale. Così, il 19 febbraio 2019, Castagno di Piteccio è andato online con un sito web, è diventato social con una pagina Facebook, un gruppo Facebook, un profilo Instagram e due hashtags di riferimento: #CastagnoDiPiteccio e #BorgoMuseo. Per la stagione eventi, CCT ha invece ideato e organizzato una serie di attività raccolte in tre format principali: Castagno di Maggio – percorsi lenti; Borgo Museo Festival; Residenza d’Artista.

Ed ecco che è nato un nuovo centro culturale per chi ama l’arte e la natura, in grado di avvicinare la città alla montagna e viceversa, ecco il Borgo Museo di Pistoia.

La valorizzazione del territorio ed il valore del lavoro culturale

Secondo l’art. 6 del Codice dei Beni Culturali del 2004, la valorizzazione “consiste nell’esercizio delle funzioni e nella disciplina delle attività dirette a promuovere la conoscenza del patrimonio culturale e ad assicurare le migliori condizioni di utilizzazione e fruizione pubblica del patrimonio stesso”. Come spiega Mi Riconosci? nel libro Oltre la grande bellezza. Il lavoro nel patrimonio culturale italiano, “secondo il Codice e l’intera tradizione legislativa italiana, i beni culturali sono considerati tali non perché belli oppure utili economicamente, ma perché servono a preservare la memoria e a testimoniare il passaggio dell’uomo sulla Terra con l’obiettivo di creare così un’identità condivisa. Ogni testimonianza culturale, avente valore di civiltà, per continuare a raccontare alle future generazioni la propria storia deve essere viva e vissuta. La testimonianza rimane viva se tutelata e, di conseguenza, riesce a comunicare la sua storia se è anzitutto resa fruibile e in secondo luogo valorizzata.”

In tre anni di lavoro, CCT-SeeCity ha fatto riscoprire alla città di Pistoia l’esistenza di un Borgo Museo nel proprio comune. Nel 2017, Pistoia Capitale Italiana della Cultura, nessuno ha visitato Castagno di Piteccio. Nessuno sapeva o si ricordava del suo Museo all’aperto. Poi cos’è successo? CCT ha iniziato a raccontarlo e così a farlo conoscere a cittadini e viaggiatori. Ha costruito un’identità territoriale e attorno a questa una comunità glocale. In tre anni, il sito web di Castagno ha ricevuto oltre 27.300 visite (≈25 al giorno) da tutta Italia (62,5%) e dal resto del Mondo. La I edizione del Borgo Museo Festival, nel 2019, ha registrato oltre 700 persone in 1 solo giorno. Poi la pandemia ma CCT non ha smesso di lavorare e la II edizione, nel 2021, è stata un successo di 4 giorni. Oggi, per testate nazionali come Sky TG24, Castagno è tra i paesi dipinti d’Italia; il Borgo Museo è caso studio in un manuale di Marketing per Eventi Culturali; lə Castagnolə si danno appuntamento su WhatsApp per riparare steccati o brindare insieme sotto l’albero di Natale.

Con il lavoro culturale, CCT-SeeCity ha acceso una nuova consapevolezza collettiva che si è trasformata in partecipazione, attivando dinamiche virtuose promosse anche dal basso, come nel caso del restauro, ad esempio. In tre anni, 18 opere d’arte sono diventate oggetto di restauro. Allo stesso tempo, attraverso la Call for Artists, sono state raccolte oltre 260 candidature da tutto il mondo e così la collezione è cresciuta da 42 a 66 opere, in parte col progetto di Residenza (che in due edizioni ha coinvolto 12 artistə internazionali) e in parte con donazioni. Nel frattempo, il numero delle artiste donne presenti con un’opera è cresciuto da 2 a 15. E proprio grazie alla scultura di una artista (o meglio di una scoperta a riguardo), il Borgo Museo è stato il primo (e forse è ancora l’unico) museo nel Comune di Pistoia ad aver aderito alla rete Uffizi Diffusi: durante la ricerca per la schedatura, si è scoperto che il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie degli Uffizi conserva il disegno preparatorio de L'Unione di Diana Baylon realizzata per il Museo all'aperto di Castagno nel 1977. Questo il motivo della visita del Direttore Eike Schmidt in occasione del Borgo Museo Festival 2021.

In soli tre anni e con una pandemia nel mezzo, questo borgo dimenticato è diventato amato in Italia e all’estero. Non è solo un caso se: nell’ultimo anno sono stati venduti almeno tre immobili in paese, di cui due con importanti dimensioni, presto appartamenti da abitare o affittare; alla mail arrivano richieste di chi cerca alloggio per trascorrerci la prossima estate oppure consigli su cosa visitare nei dintorni durante il soggiorno già fissato per Capodanno; l’Assessorato al Turismo auspica l’apertura di un bar/ristorante; a ottobre 2021, il Comune di Pistoia ha partecipato a Buy Tuscany, l’evento organizzato da Regione Toscana e Toscana Promozione Turistica, proponendo tra le esperienze del proprio territorio anche il Borgo Museo e ottenendo l’interesse di almeno una decina di buyers da tutto il mondo. [Bene MA che il turismo sia lento, in armonia con l’ambiente e la comunità abitante. E che il valore collettivo di un bene comune non finisca ai privati.]

Non è forse solo un caso se da quest’anno 2022, ovvero dalla XIII edizione, i Dialoghi sull’Uomo si chiameranno Dialoghi di Pistoia: nel 2019 e 2021, il Borgo Museo Festival ha promosso i Dialoghi sulla Donna proprio in risposta ai Dialoghi cittadini, invitando professioniste di vari ambiti (dall’antropologia alla sociolinguistica, dall’arte alla narrazione, dalla giurisprudenza alla demografia, dalla biologia alla filosofia, etc…) a confrontarsi col pubblico su temi fondamentali per la costruzione di una società più femminista intersezionale, dunque più giusta, accogliente e inclusiva, in cui le differenze possano convivere in pace. “Piccole semine che poi germogliano rigorose in tutto il territorio. Grazie, Carolina” – ha commentato in merito una cittadina, ringraziando per il lavoro culturale di CCT-SeeCity al Borgo Museo.

Ma che valore ha il lavoro culturale? Come racconta perfettamente Mi Riconosci? nel libro già citato, il lavoro nel patrimonio culturale italiano non è riconosciuto. In Italia, per la società e per la politica, non è una cosa seria. Infatti, la gestione dei beni culturali si basa su sfruttamento e volontariato. Serve un cambiamento radicale. Serve riconoscere il valore sociale ed economico del lavoro culturale. Prima dei “grandi attrattori culturali” tanto cari a PNRR e MiC, serve investire su risorse umane competenti per valorizzare cultura e territorio, creare comunità e cittadinanza. Chiunque abbia il dovere e privilegio di decidere, scelga di valorizzare il lavoro professionale che si prende cura del nostro patrimonio culturale ovvero del bene e benessere comune.

“Il patrimonio culturale è il luogo dei diritti fondamentali della persona, uno spazio che non può piegarsi alla logica del profitto, perché deve servire i cittadini.” - Mi Riconosci?

“Il patrimonio culturale è la parte più pregiata dello spazio pubblico, cioè dello spazio dove non si è né sudditi, né clienti, né consumatori, bensì cittadini.” - Tomaso Montanari

E per te, cos’è il patrimonio culturale?

Casa Paloscia e la nuova piazzetta delle artiste donne

Testo: Elena Mazzoni Wagner & Ilenia Vecchio - Foto: Rachele Salvioli

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Di recente la collezione d’arte del Borgo Museo di Pistoia si è arricchita e allargata con l’installazione di altre tre sculture firmate da tre artiste donne (una novità inaugurata in occasione delle Giornate FAI d’Autunno svoltesi a Castagno nelle date 18 e 25 Ottobre 2020, giornate bellissime che hanno visto TUTTO ESAURITO con 280 prenotazioni/presenze registrate dal FAI e molte altre persone venute in visita per conto proprio). Le tre sculture sono di Patrizia Pandolfini, Lea Monetti e Franca Frittelli, tre artiste toscane molto diverse tra loro e ancora attive. La particolare collocazione di queste tre opere, davanti Casa Paloscia, segna l’inizio del progetto di diffusione del Museo all’aperto, superando le “mura” del paese e tracciando un nuovo percorso che dalla Chiesetta arriva alla Vigna, in quella che è diventata la “piazzetta delle artiste donne” in dialogo con la “via delle artiste donne” che nel borgo accoglie invece dagli anni ‘70 le due sculture di Diana Baylon e Chiara Coda.

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La scelta di Simonetta Paloscia è chiara, dare spazio e voce alle artiste donne, purtroppo poco rappresentate dal primo nucleo del Borgo Museo: “[...] sia per ragioni storiche (nel senso che il numero di donne che lavora e lavorava, soprattutto all’epoca, nel settore artistico, era esiguo rispetto al numero dei collegi maschi) che forse anche per ragioni culturali legate proprio a mio padre (Tommaso Paloscia, fondatore del Museo all’aperto di Castagno) - che non potrei definire un maschilista ma nemmeno un femminista sfegatato, e prediligeva i rapporti con gli artisti uomini”. Da questa iniziativa, si è deciso di inserire nella collezione del Museo all’aperto tutte le altre opere che erano già presenti (alcune dagli anni ‘70) all’esterno di Casa Paloscia, lungo tutto il perimetro, sulle mura, e quindi sempre visibili da tutti. Ecco così che al nucleo delle 49 opere mappate fino a quest’estate, se ne sono aggiunte altre 10 per un totale attuale di 59 opere d’arte!

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Quindi un Borgo Museo più diffuso e femminista: questa la direzione che Castagno di Piteccio, il Borgo Museo di Pistoia, sembra voler prendere per il futuro. - Future is female!


Di seguito: una breve descrizione a cura della storica dell’arte Ilenia Vecchio sul nuovo percorso lento del Borgo Museo che include la visita a Casa Paloscia; poi la gallery con tutte le foto di Rachele Salvioli realizzate in occasione dell’inaugurazione durante le Giornate FAI d’Autunno 2020; e infine un’introduzione, sempre a cura di Ilenia Vecchio, sulle autrici delle tre sculture collocate all’ingresso di Casa Paloscia ovvero nella nuova piazzetta delle artiste donne.

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Un museo all’aperto e diffuso…

In occasione delle Giornate FAI d’Autunno 2020, abbiamo inaugurato un nuovo percorso lento tra arte e natura a Castagno di Piteccio, un percorso che dalla Chiesetta del borgo arriva alla Vigna dove si trova la Casa di Tommaso Paloscia, fondatore nel 1975 del Museo all’aperto di Castagno. Prima di giungere alla meta, incontriamo per strada una scultura immersa nel verde del bosco, proprio nel punto in cui Via Valle e Vigna curva verso le poche abitazioni. Lungo la strada alberata, una particolarissima paternità in rame: Amor filiale di Pietro Cioni, artista di Loro Ciuffenna (Arezzo) che fu presentato al critico d’arte Paloscia da Venturino Venturi (di cui nel Borgo Museo esiste una scultura proprio davanti la Chiesa). L’opera è stata di recente restaurata da Riccardo Bisconti (abitante castagnolo e socio della Pro Loco) e ricollocata qui, alla fontana dell’Alberuccio (dove si trova anche una galleria idraulica ottocentesca della Ferrovia Porrettana), invece che all’interno del paese, proprio con l’intento di iniziare a diffondere il Borgo Museo fuori dalle “mura”.

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Ed eccoci arrivare a Casa Paloscia, tra le poche abitazioni della Vigna. Eccoci nel famoso luogo di ristoro e villeggiatura per la famiglia Paloscia ma anche per tutte le persone, tra cui molti artisti e intellettuali che lo frequentavano assiduamente durante le domeniche e ferie estive. Come ricorda Simonetta (figlia di Tommaso) in una nostra intervista: “Ricordo con gioia i pranzi di tante persone (20-30) che la mamma (poverella!) organizzava alla Vigna (dove è casa nostra) in occasione delle vendemmie e delle ciliegiate. Dove c’erano amici sia miei che di mio padre e dove si stava in allegria a tavola dopo aver faticato a raccogliere uva o ciliegie (appunto) e non sempre col bel tempo. Dove ospiti immancabili erano Alfredo Fabbri (pittore pistoiese, autore di uno degli affreschi) e sua moglie Mary. In queste occasioni gli ospiti firmavano, e chi voleva faceva anche un disegno o scriveva un testo, una poesia, un quaderno a ricordo della bella giornata passata in compagnia”. Tutto attorno al perimetro della casa, opere e omaggi di artisti amici di Tommaso: l’affresco di Gino Terreni, tre bassorilievi in terracotta di Serafino Beconi, due mattonelle di Mihu Vulcanescu, la pietra antropomorfa di Franco Cilia, le ceramiche di Italo Bolano e Arnaldo Miniati, il bozzetto in gesso di Romano Lucacchini (l’originale si trova all’inizio della via maestra del Borgo Museo col titolo Luna piena) e la meridiana, un affresco di Giuseppe Gavazzi. Ma novità assoluta di questo percorso sono le tre sculture che Simonetta ha deciso di inaugurare in occasione delle scorse Giornate FAI (ottobre 2020), firmate da Patrizia Pandolfini, Lea Monetti e Franca Frittelli.


La nuova “piazzetta delle artiste donne”

Qui vi presentiamo…

Patrizia Pandolfini

Patrizia Pandolfini, allieva di Antonio Berti (autore di Mater Amabilis, altra scultura presente nel borgo), richiama il tema del maestro nei due Tabernacoli restaurati (presenti a inizio e fine del nuovo percorso), dove, come scrive proprio Tommaso Paloscia: “Il gesto [è] amorevole, le espressioni misurate e le forme puntualmente espresse senza la pignoleria della descrizione”. La forma e la figura sono i temi principali della sua ricerca, in particolare piccole donne di terracotta colte in varie pose: distese, sedute o su un fianco, proprio come la scultura esposta a Casa Paloscia. La terracotta, materiale prediletto dall'artista, è realizzata nell'antica fornace del Ferrone, nei pressi dell'Impruneta. | Pagina Facebook 

Franca Frittelli

Franca Frittelli ha il suo atelier in un bellissimo parco a Vada, nel comune di Rosignano. È attratta dalla figura umana e dal movimento del corpo umano. Lavora con diversi materiali: marmo, pietra, ceramica, bronzo e legno, per citarne solo alcuni. Nelle sue opere si percepisce un forte senso plastico e è evidente l'accentuazione della rotondità delle masse. Dice di lei Tommaso Paloscia: “ […] Si tratta di figure che all’interno hanno gli echi di una energia scatenante, quasi l'anima in eterna ribellione che la scultrice insinua nelle crete, nei gessi, nelle resine ma anche nei marmi e nel travertino: con una capacità espressiva apparentemente incolta e invece esperita nello studio delle tante discipline frequentate e di cui porta con sé  orme…”. In Venere del 2000 esposta a Casa Paloscia, la figura della donna è  in maniera espressionista volutamente deformata in una posa estrema e accentuata, deliberatamente irriconoscibile, perché, come riscontra la critica d'arte Antonella Serafini: “ […] in queste pose estreme si celebra una voluta “irriconoscibilità” della donna a costo di frantumare i canoni dell’armonia quando essa non si rivela essere altro che la sua prigione “. | www.francafrittellisculture.eu 

Lea Monetti

Lea Monetti all’opposto realizza la scultura in bronzo estremamente realistica, descrittiva e armonica di una ballerina. Non per nulla la Monetti viene dalla Scuola della Realtà di Pietro Annigoni. In lei si riscontra  l'importanza del disegno. La sua arte figurativa cerca di fermare e rappresentare la bellezza della natura, perché come afferma lei stessa: “Qualsiasi forma di distorsione della realtà la sento come violenza ed io non potrei mai fare, consapevolmente, violenza a nessuna cosa che esiste". | www.leamonetti.it

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Sì, il futuro è femmina! ;)

CdP staff

Anche il #BorgoMuseo di Pistoia partecipa alla #GiornataDelContemporaneo 2020!

La Giornata del Contemporaneo è il grande evento annuale, promosso da AMACI (Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani) con il sostegno del MiBACT - Direzione Generale Creatività Contemporanea, che celebra l’arte contemporanea favorendo la partecipazione di più soggetti e realtà possibili per promuovere e far emergere con forza la rete del contemporaneo, nazionale e internazionale.

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SABATO 5 DICEMBRE 2020

La 16* edizione si svolge oggi, sabato 5 dicembre 2020, con una grande campagna di comunicazione: musei, fondazioni, istituzioni pubbliche e private, gallerie, studi e spazi d’artista sono invitati a partecipare ad una conversazione sull’arte contemporanea attraverso i social media (Facebook, Instagram, Twitter, etc.) pubblicando e condividendo contenuti digitali (preferibilmente inediti) con l’hashtag #giornatadelcontemporaneo.

#BorgoMuseo & #GiornataDelContemporaneo

Dunque: vi va di seguirci? Ecco il programma! Inizieremo con una visita speciale a Casa Paloscia, dove il critico d’arte Tommaso Paloscia (fondatore del Museo all’aperto di Castagno) amava trascorrere le sue vacanze insieme alla famiglia e ai tanti amici artisti che nel tempo hanno donato al borgo di Castagno le opere che dal 1975 lo rendono un museo a cielo aperto. Poi ci sposteremo alla mitica Pro Loco dove è stata allestita una mostra dedicata a Castagno (tenutasi lo scorso ottobre): una serie di dipinti che l’artista Pieralberto Luzzana, castagnolo da qualche anno, ha realizzato negli ultimi tempi traendo ispirazione dal paese in cui ha scelto di “tornare la sera”. E infine vi anticiperemo l’idea di una “scatola lenta” (#BorgoMuseoSlowBox) perché questo Natale possiate regalare Arte & Natura.

Per scoprire tutti gli aderenti alla manifestazione - come il nostro Borgo Museo - visitate il sito giornatadelcontemporaneo.org. Inoltre, dal 5 all'11 dicembre, sarà online un mosaico di 20 progetti digitali sviluppati da alcuni Musei AMACI sull'idea di pluralità e sul senso di comunità.

Buona #GiornataDelContemporaneo e restate con noi! CdP staff

L'arte del #BorgoMuseo ti somiglia!

#MUSEUMWEEK2020

Il Covid-19 ha chiuso al pubblico anche i Musei ma ha liberato la creatività e tra le iniziative nate su web e social media per mantenere vivace la Cultura, una in particolare continua a divertire il mondo dell’Arte, la sfida #BetweenArtAndQuarantine lanciata da @TussenKunstenQuarantaine, condivisa presto dal @Rijksmuseum e riproposta come #GettyMuseumChallange dal @GettyMuseum: l’invito quello di ricreare/rappresentare/interpretare un’opera d’arte con oggetti e/o persone in casa. L’idea fa il giro del mondo e conquista altri hashtags come #ArtInQuarantine o #MuseumFromHome; in Italia, ad esempio, diventa #LArteTiSomiglia promossa dal MiBACT. Infine, ispira il 2* tema di questa #MuseumWeek che rilancia il gioco con #CultureInQuarantineMW // #CulturaInQuarantenaMW.

Così oggi abbiamo giocato pure noi, insieme agli STUDENTI della classe IV D del Liceo Scientifico dell’Istituto Pacini di Pistoia (con cui stiamo lavorando alla prima schedatura delle opere e degli artisti del Borgo Museo, presto online!). Ed ecco le opere d’arte (titolo-artista in ordine secondo la mappa del Museo all’aperto) scelte e da chi per questo compito: AFFRESCHI: Febbraio, Giuseppe Gavazzi | Niccolò Bessi; Aprile, Arnaldo Miniati | Claudio Anzidei; Maggio, Vinicio Berti | Niccolò Pagnini; Giugno, Quinto Martini | Sharon Giusto; Luglio, Luciano Guarnieri | Alberto Di Tirro; SCULTURE: Nudo di donna, Antonio Violano | Ernesto Sangiorgio; Ritrovarsi, Romano Battaglioli | Tommaso Aglietti; Sosta, Enrico Bandelli | Emanuele Monti; Euclideo 1°, Gino Conti | Silvia Pierattini; Così sia, Delio Granchi | Veronica Susini; Scultura in terra, Venturino Venturi | Cristian Ispas Ovidiu; L’unione, Diana Baylon | Matilde Leporatti; Maternità e il gattino, Giuseppe Gavazzi | Francesco Chiti; Pesci, Tito Amadori | Margherita Sardini.

Le FOTO delle opere originali sono invece di Riccardo Boccardi e sul nostro sito trovi la GALLERY completa. Se poi venisse voglia di GIOCARE pure a te: scegli l’opera del Borgo Museo che più ti piace, ricreala a modo tuo e pubblica la foto sui social con hashtag #BorgoMuseo e tag @castagnopit. Ri-condivideremo! Grazie, CdP staff 

#CastagnoDiPiteccio #TussenKunstenQuarantaine #GettyChallange #MuseumWeekItaly • @MuseumWeek

Intervista a Simonetta Paloscia: un racconto di Castagno tra bei ricordi e nuove idee!

Qui un’intervista di Elena Mazzoni Wagner a Simonetta Paloscia per la nostra nuova rubrica #WomenInCulture, nata a seguito della #MuseumWeek 2019. Buona lettura!

Simonetta Paloscia a Castagno il 12 Maggio 2019, durante il percorso lento “Il borgo museo” - Foto: Rachele Salvioli.

Simonetta Paloscia a Castagno il 12 Maggio 2019, durante il percorso lento “Il borgo museo” - Foto: Rachele Salvioli.

Simonetta Paloscia, il suo cognome racchiude una bellissima e curiosa storia legata all'Arte. In questa intervista la approfondiremo. Intanto, ci racconti un po' di lei...

Mi ritengo una persona molto curiosa e quindi interessata a tanti argomenti diversi. Come scelta di studi prima e lavorativa dopo ho privilegiato gli aspetti scientifici laureandomi in Scienze Agrarie e lavorando poi col Consiglio Nazionale delle Ricerche su temi di tipo ambientale e di osservazione della Terra dallo spazio. Non sono sicura che certe scelte non siano anche state dovute ad una volontaria presa di distanza dall’ambiente familiare e dalla figura un po’ ingombrante di mio padre. Ho sempre avuto il timore che di me si dicesse, se mi fossi occupata per esempio di storia dell’arte, “per forza, è la figlia del Paloscia!”. Questo non toglie che l’arte contemporanea insieme con la letteratura siano alcune mie passioni che ho sempre coltivato a latere. Tanto per fare un esempio scrivo poesie e ho anche pubblicato qualche libriccino per mia soddisfazione personale.

Suo padre, Tommaso Paloscia, è il fondatore del Museo all'aperto di Castagno. Lei era una bambina. Che ricordi ha di quegli anni '70 in cui Castagno era un rinomato luogo di villeggiatura e frequentato da tanti artisti?

Allora, tanto bambina non ero, visto che nel 1974 quando è cominciato il premio Castagno avevo bene o male già 16 anni. Per me è sempre stato un grande divertimento vedere il paese trasformarsi in quelle estati e passare dalla fase sonnolenta e un po’ noiosa, tipica di tutti i piccoli paesi soprattutto in periodo estivo, ad una attività frenetica dove tutti erano impegnati a fare le cose più disparate. Chi dipingeva, chi cucinava, chi cercava oggetti necessari e mancanti, chi girava per il paese. Insieme alle attività del Premio c’erano infatti anche quelle legate ad altre iniziative, come l’ex-tempore, le cacce al tesoro, le cronoscalate che erano invece organizzate dall’Avvocato Buzio e che portavano tante facce nuove in paese. La maggior parte degli artisti del Premio Castagno erano quelli che frequentavo a Firenze in occasione delle inaugurazioni delle mostre e delle cene e che quindi conoscevo molto bene.

Chi era suo padre? 

Bella domanda! Difficile rispondere. Era una persona deliziosa (ma lo so che sono di parte), molto dolce, curiosa, abbastanza schiva. Giornalista, critico d’arte, ma anche, e non tutti lo sanno, caricaturista e disegnatore e come lo ha definito qualcuno “uno dei personaggi più sommessi e straordinari di Firenze”. Giampiero Masieri, uno dei suoi colleghi de La Nazione ha scritto di lui quando è scomparso: “I colleghi anziani lo chiamavano Sisino, quelli di mezzo Tommaso, i più giovani dottor Paloscia. “La Nazione” aveva una sorella, minore ma non dimessa, “Nazione Sera”. Redattore capo, con il potere di fare e disfare, era Tommaso Paloscia, giornalista anzitutto, ma anche vignettista e non ultimo pittore.” Per me un babbo (anzi papà perché lui non era toscano e il termine babbo non gli era familiare) affettuoso e meraviglioso, non molto presente fisicamente perché al giornale aveva orari terribili, ma che mi teneva sulle ginocchia per farmi disegnare “Conchio”, come lo chiamavo io, ovvero Pinocchio.

E perché secondo lei si è innamorato di questo luogo? Cosa ha di tanto speciale Castagno? 

L’innamoramento per Castagno è venuto in seguito alla ricerca di un posto dove trascorrere le domeniche e parte delle ferie estive. Un suo collega, Fernando Chirici, gli suggerì questo posto perché anche lui aveva casa qui. Cominciammo venendo un’estate, come si faceva in tanti all’epoca (ed ero sì veramente una bambina) affittando una stanza in una casa del paese (credo anche di ricordarmi quale). Poi mio padre comprò un pezzetto di terra tanto per poter venire a fare dei pic-nic domenicali e poi infine la casa, che ancora è nostra, un po’ fuori paese. Castagno è un posto dell’anima e non solo degli occhi. Voglio dire che il paesino è delizioso ma per me è anche ricordi d’infanzia, quando si veniva su anche con mia nonna e si scaldavano i letti col ‘prete’ e io e lei si dormiva nello stesso lettino, una da capo e l’altra da piedi. Vuole dire l’odore delle ‘bruciate’ (o ‘fruciade’ come le chiamano qui), il puzzo di fumo del camino che non tirava, la nebbia appenninica, le giornate di pioggia chiusa in casa a leggere. In sostanza, odio e amore, odio soprattutto in inizio di adolescenza (13-14 anni) quando non mi piaceva venire su e avrei preferito restare a Firenze con gli amici.

Che rapporto esisteva in quegli anni tra il Museo, quindi l'arte, e gli abitanti del borgo?

Come in tutti i posti c’erano persone favorevoli a cui le iniziative piacevano e che si davano da fare per cercare di aiutare mio padre e l’Avvocato Buzio in tutte le loro richieste, ed altri che erano sostanzialmente indifferenti o addirittura contrari. Uno dei più grandi ‘sostenitori era Ildo il proprietario della bottega e poi del ristorante che metteva a tavola senza battere ciglio tutte le persone che mio padre portava a Castagno. E ovviamente la Pro-loco onnipresente organizzatrice di tutte queste attività, soprattutto nelle persone dei fratelli Romagnani (Aldo e Giovanni, il primo sempre superattivo e il secondo purtroppo scomparso troppo presto).

La via delle artiste donne a Castagno, con le sculture “La madre” di Chiara Coda e “L’unione” di Diana Baylon - Foto: Rachele Salvioli, 12 Maggio 2019

La via delle artiste donne a Castagno, con le sculture “La madre” di Chiara Coda e “L’unione” di Diana Baylon - Foto: Rachele Salvioli, 12 Maggio 2019

Domanda legata al tema principale della #MuseumWeek 2019: #WomenInCulture. Tra le opere che troviamo al Museo all'aperto di Castagno, ci sono alcune sculture firmate da due donne: Chiara Coda e Diana Baylon. Tutte le altre sono di artisti uomini. Cosa sa dirci di queste due artiste donne? 

Conoscevo piuttosto bene Diana Baylon, artista eclettica e internazionale con una personalità prorompente, mentre non so assolutamente niente di Chiara Coda, della quale non ho trovato traccia nemmeno nello sterminato archivio di Tommaso. Mi viene da pensare che avesse spontaneamente aderito ad una delle chiamate a correo che mio padre spesso lanciava alle mostre fiorentine chiedendo delle opere da esporre al Museo di Castagno. Altro non so e sarà difficile saperne di più a meno che non sia lei a farsi viva.

Ci confidi un segreto, se può. Qual è, tra tutte le opere del Museo, la sua preferita? O a quale si sente più legata? E perché?  

Sono molto legata ai due affreschi di Alinari e De Poli perché erano gli artisti più vicini a me di età e alle cui mostre andavo più volentieri. Allego (qui sotto) una foto di loro che dipingono le proprie opere nel 1975. Peccato che quella di Alinari sia veramente scomparsa perché il tempo non ha avuto pietà dei suoi acrilici. De Poli ha promesso che restaurerà la sua, speriamo.

Luca Alinari e Fabio De Poli a Castagno, mentre dipingevano i loro affreschi: “Ottobre” (De Poli) e “Novembre” (Alinari). Foto: dall’archivio di Tommaso Paloscia.

Luca Alinari e Fabio De Poli a Castagno, mentre dipingevano i loro affreschi: “Ottobre” (De Poli) e “Novembre” (Alinari). Foto: dall’archivio di Tommaso Paloscia.

Ci racconti ancora un ricordo, un momento particolare trascorso a Castagno in passato e che in qualche modo ha segnato la sua vita. 

Ricordi legati a Castagno ne ho tanti, difficile sceglierne uno. Ricordo con gioia i pranzi di tante persone (20-30) che la mamma (poverella!) organizzava alla Vigna (dove è casa nostra) in occasione delle vendemmie e delle ciliegiate. Dove c’erano amici sia miei che di mio padre e dove si stava in allegria a tavola dopo aver faticato a raccogliere uva o ciliegie (appunto) e non sempre col bel tempo. Dove ospiti immancabili erano Alfredo Fabbri (pittore pistoiese, autore di uno degli affreschi) e sua moglie Mary. In queste occasioni gli ospiti firmavano, e chi voleva faceva anche un disegno o scriveva un testo, una poesia, un quaderno a ricordo della bella giornata passata in compagnia. Ovviamente a casa ho ancora tutti questi quaderni e li guardo sempre con un po’ di nostalgia.

Riguardo il futuro invece, cosa immagina per il Museo all'aperto di Castagno?

Dipenderà da tante cose ovviamente ma mi piacerebbe poter continuare a portare opere al paese anche se ovviamente non ho il potere contrattuale di mio padre e mi dovrò basare solo su rapporti di amicizia. In ogni caso spero che si possano restaurare le opere esistenti in modo da renderle anche più durature.

Quali (o che tipo di) artisti contemporanei le piacerebbe invitare per ripristinare la tradizione avviata negli anni '70 da suo padre a Castagno, e quindi ricominciare ad arricchire e diffondere il Museo all'aperto?

Stavo pensando a portare su qualche opera di artiste che sono purtroppo poco rappresentate al Museo. Questo accade sia per ragioni storiche (nel senso che il numero di donne che lavora e lavorava, soprattutto all’epoca, nel settore artistico, era esiguo rispetto al numero dei collegi maschi) che forse anche per ragioni culturali legate proprio a mio padre - che non potrei definire un maschilista ma nemmeno un femminista sfegatato, e prediligeva i rapporti con gli artisti uomini. Vedremo cosa riuscirò a fare, ho qualche ideuzza…

Che lei sappia, esistono in Italia o nel Mondo, altri Borghi Musei come Castagno? Se sì, quali/dove?

Conosco sicuramente anche per esserci stata Lizzano (una frazione del comune di San Marcello Piteglio, nella provincia di Pistoia) dove ci sono degli affreschi sulle pareti delle case. Viene infatti chiamato il paese dei murales. Altri esempi non mi vengono in mente ma mi sembra che il Museo all’aperto di Castagno sia un’esperienza abbastanza unica.

Infine, un sogno nel cassetto: esprima un desiderio per Castagno di Piteccio, il Borgo Museo di Pistoia! 

Mah, soprattutto il desiderio e l’auspicio che non se ne perda memoria e che le opere esistenti vangano conservate al meglio. Se poi si riuscisse a incrementare il numero delle opere esposte sarebbe ovviamente anche meglio. Ci vorrebbe però che il paese riuscisse a riemergere da questa condizione di abbandono in cui sta versando da diversi anni non solo con iniziative ed eventi di tipo culturali come quelle che state portando avanti voi ma anche con attività, per esempio, di ristorazione. Chi arriva oggi a Castagno trova un paesino bellissimo ma senza nemmeno uno spazio dove prendere un caffè o mangiare un panino. Sarò prosaica ma credo che questo genere di attività ‘collaterali’ potrebbero aiutare molto la rinascita di un minuscolo paese come questo.

Simonetta Paloscia a Castagno il 12 Maggio 2019, durante il percorso lento “Il borgo museo” (la pioggia non ci ha fermati!) - Foto: Rachele Salvioli.

Simonetta Paloscia a Castagno il 12 Maggio 2019, durante il percorso lento “Il borgo museo” (la pioggia non ci ha fermati!) - Foto: Rachele Salvioli.

Ma cosa è un Borgo Museo?

Castagno di Piteccio è il Borgo Museo di Pistoia, in Toscana. Ma cosa è un Borgo Museo? Se ve lo state chiedendo, leggete qui! ;)

Camminando per le vie del paese è inevitabile imbattersi in vere e proprie opere d’arte: questo minuscolo e antico borgo offre una serie di affreschi e varie sculture che fanno di Castagno un museo a cielo aperto, dove le mura in pietra delle case sono praticamente pareti espositive tra scorci sul verde delle montagne pistoiesi e pezzi di cielo. Un museo quindi sempre aperto: a tutti, gratuitamente, tutti i giorni dell’anno. Ormai tanto scontato per i fortunati abitanti del borgo quanto invece incredibilmente sorprendente per ogni forestiero.

Il visitatore si accorge prima delle strutture del borgo, delle stupende pietre grigie che ancora sono gli elementi costitutivi delle case, delle architetture semplici e affascinanti; poi, a poco a poco, si avvede delle opere d'arte dislocate come un arredamento in studiata simbiosi con i muri e le viuzze senza sopraffarne l'ordine e l'estetica.” - una descrizione del critico d’arte fiorentino Tommaso Paloscia (fondatore del Museo)*

Orizzontale - scultura di Nado Canuti nella piazzetta di Castagno

Orizzontale - scultura di Nado Canuti nella piazzetta di Castagno

MUSEO ALL’APERTO DAL 1975

Castagno è un Museo a cielo aperto dal 1975 ovvero da quando il “villeggiante” Tommaso Paloscia* iniziò ad invitare artisti che, in cambio dell’ospitalità degli abitanti, dovevano lasciare qui un’opera. In totale, 12 affreschi (che ritraggono i mesi dell’anno) e 35 sculture (oggi 30): oltre 40 opere, quindi, che portano la firma di artisti di fama nazionale e internazionale.

“Un critico d'arte che da qualche anno dimorava in paese nella bella stagione, Tommaso Paloscia, aveva chiamato un gruppo di artisti toscani a rinnovare l'antico borgo con l'arte contemporanea. Il successo fu oltre le aspettative ed oggi Castagno è tra i musei che la stessa Regione invita a visitare.” - si legge nello stesso articolo di Paolo Gestri su Il Tirreno, 14 Aprile 2001

Maternità e il gattino - scultura di Giuseppe Gavazzi

Maternità e il gattino - scultura di Giuseppe Gavazzi

OLTRE 40 OPERE D’ARTE

È infatti a lui intitolato, al giornalista critico d’arte e saggista Tommaso Paloscia (Roma, 1918 - Firenze, 2005) il Museo all’aperto di Castagno. Mentre gli artisti che coinvolse e di cui possiamo ancora ammirare l’opera donata al borgo sono:

12 Affreschi - Silvio Loffredo, Giuseppe Gavazzi, Renzo Grazzini, Arnaldo Miniati, Vinicio Berti, Quinto Martini, Luciano Guarnieri, Bruno Saetti, Antonio Bueno, Fabio de Poli, Luca Alinari, Alfredo Fabbri.

30 Sculture - Mauro Vaccai, Antonio Violano, Franco Cilia, Carlo Damerini, Alessandro Righetti, Mino Maccari, Romano Battaglioli, Guido Bucci, Aristide Coluccini, Enrico Bandelli, Galeazzo Auzzi, Gino Conti, Delio Granchi, Pietro Cioni, Venturino Venturi, Jorio Vivarelli, Diana Baylon, Chiara Coda, Gino Terreni, Antonio Berti, Giuseppe Gavazzi, Quinto Martini, Nado Canuti, Marcello Fantoni, Pirzio, Vitaliano De Angelis, Romano Lucacchini, Tito Amadori.

La produzione artistica del Museo si è fermata con l’arrivo degli anni 2000 e la scomparsa (nel 2005) del suo fondatore. Il Museo è oggi sotto la cura della Pro Loco di Castagno che si sta attualmente impegnando sia per avviare un lavoro di restauro che per ripristinare la “tradizione”: da quest’anno 2019, infatti, gli abitanti del borgo ricominceranno ad ospitare alcuni artisti per arricchire ed espandere il Museo all’aperto! - Nota: Se sei Artista, c’è una CALL! Leggi qui.

Sosta - scultura di Enrico Bandelli

Sosta - scultura di Enrico Bandelli

Crocifissione - scultura di Jorio Vivarelli

Crocifissione - scultura di Jorio Vivarelli

Ecco quindi spiegato perché Castagno è un Borgo Museo. Un luogo speciale, magico e prezioso. Probabilmente il primo ma non l’unico in Italia. Tu ne conosci altri?


UN “FRATELLO” IN VALLE D’AOSTA!

Noi abbiamo scoperto che esiste almeno un altro Borgo Museo in Italia, in provincia di Aosta. Si chiama Etroubles e dal 2005 è un Museo a cielo aperto: per le vie del borgo incontriamo oltre 20 opere firmate da artisti di fama internazionale, due delle quali, aggiunte nel 2006, dedicate alla Via Francigena. Un progetto realizzato dal Comune grazie ai fondi della Comunità Europea ed in collaborazione con la Fondation Pierre Gianadda (Martigny, Svizzera). Anche qui, come a Castagno, la modernità delle opere d’arte si scontra armoniosamente con quell’atmosfera senza tempo tipica dei borghi di montagna.

24 Likes, 0 Comments - Simone Nava (@simone.nava.74) on Instagram: "ValledAosta#Etroubles#Borghipiubelliditalia#viaFrancigena#italy"

13 Likes, 0 Comments - Omar Schiavoni (@omar.schiavoni) on Instagram: "#arts #valledaosta #aostavalley #igervalledaosta #ig_valledaosta #etroubles"


IL PRIMO BORGO MUSEO IN ITALIA

(almeno fino a prova contraria)!

Chissà se esistono altri Borghi Musei oltre a Castagno in Toscana ed Etroubles in Valle d’Aosta, chissà quanti sono e chissà dove si nascondo!! È molto probabile però che per età, o meglio data di fondazione, Castagno di Piteccio (Comune di Pistoia) sia il primo Borgo Museo d’Italia.

Fin dai primi anni ’70, è stato un luogo di produzione artistica. Tra le varie iniziative, ricordiamo ad esempio il “Premio Castagno Nazionale di Pittura”, promosso dallo stesso Tommaso Paloscia. E poi quella che ha dato origine al Museo vero e proprio: l’edizione speciale del 1975, anno in cui sono stati invitati dodici artisti a rappresentare i 12 mesi dell’anno realizzando gli affreschi che sarebbero rimasti esposti sui muri in pietra dell’antico borgo. Negli anni seguenti, questo primo nucleo del Museo all’aperto si è ingrandito con oltre trenta opere di vari scultori che, come i dipinti, sono diventate parte integrante delle piccole piazze e strade del borgo.

Agosto - affresco di Bruno Saetti

Agosto - affresco di Bruno Saetti

Settembre - affresco di Antonio Bueno

Settembre - affresco di Antonio Bueno

Oppure ci sbagliamo a vantarci di questo primato? Per caso conosci un Borgo Museo che ha preceduto nella storia Castagno?! A prescindere dall’anno di fondazione, siamo comunque molto curiosi di scoprire altri “fratelli” in Italia e nel Mondo! Quindi ti invitiamo ad inviarci eventuali segnalazioni. Saremo felici di raccontare e condividere altre storie di borghi come il nostro, ovvero con la nostra stessa evidente passione per l’Arte a cielo aperto! Arte che così è davvero patrimonio di tutti.

P.S. Per inviarci la tua segnalazione, puoi commentare questo post, contattarci sui social media oppure inviare una mail a castagnodipiteccio@gmail.com - GRAZIE di cuore in anticipo! CdP team